Messaggio di Padre Roberto del 30/4/2020

Carissimi parrocchiani,

                  eccomi al mio appuntamento settimanale con voi e con le vostre famiglie. Penso che questo tempo di Pasqua porterà molti frutti: abbiamo riscoperto il valore del tempo, dello stare insieme in famiglia riscoprendo la dimensione della preghiera.

Nelle scorse settimane di fronte all’emergenza la famiglia ha svolto un ruolo enorme: è stata scuola, ufficio, chiesa, ristorante, ma soprattutto alleanza tra generazioni, luogo di custodia degli affetti e delle speranze. Non sempre è stato facile gestire in pochi metri quadri la vita insieme, in alcuni casi è scoppiata la violenza. Ma nella stragrande maggioranza dei casi ci si è aiutati, sopportati e supportati. La famiglia ha un ruolo fondamentale, è certamente tra le ricchezze da valorizzare. Nella ripartenza le famiglie avranno difficoltà e dovranno essere supportate dalle istituzioni, ma anche la nostra parrocchia ha l’intenzione di ripensare le iniziative del periodo estivo, offerte ai bambini e ragazzi (campi, Grest) con l’apporto di animatori, giovani, capi scout, assicurando la massima sicurezza e speriamo che nascano momenti comunitari belli. La nostra diocesi propone dei percorsi di formazione per adulti e giovani che si impegnano responsabilmente come educatori e per gli adolescenti che possono essere di aiuto alle iniziative parrocchiali.

Sta per iniziare una complicata fase 2 che presto o tardi riguarderà anche noi sacerdoti. Possiamo affrontarla non disperdendo i frutti di questa esperienza nel tempo di quarantena. Anch’io ho imparato a vivere in maniera nuova e diversa il mio ministero sacerdotale cercando l’essenziale nella mia vita e in quella dei fedeli della mia comunità parrocchiale. Mi sono sentito risvegliare la passione nel mio cuore di pastore e non di funzionario del divino. Questa passione è la prima risorsa per intercettare quel bisogno di valori e di spiritualità presenti nella gente che sta soffrendo e ha dentro domande e dubbi, anche i non credenti.

Ora abbiamo bisogno di ritrovarci assieme come popolo orante nella liturgia, quella nostalgia di comunità e di rapporti reali che tutti abbiamo avvertito.

Un domani che non può prescindere dalla solidarietà, valore che non va “snaturato dal suo fondamento cristiano, ovvero l’amore di Dio per i suoi figli, che spinge all’impegno verso gli altri, a prestare attenzione agli ultimi”. L’attuale situazione sanitaria ci chiama quest’anno a vivere in maniera nuova la 57° Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni di domenica prossima 3 maggio. Il tempo che stiamo vivendo è una “parola” che interpella tutti, ma soprattutto chiama i ragazzi e i giovani a mettersi al servizio della vita, della fede, della Chiesa, perché a ogni persona sia data la possibilità di vivere “il meglio della vita” (cfr. Francesco, Christus vivit, 143).

Tutti, io sacerdote e voi fedeli battezzati, siamo chiamati alla responsabilità di una missione, a spartire la propria vita con gli altri e l’invito “Datevi al meglio della vita”.

Sta per iniziare il mese di maggio tradizionalmente dedicato alla Madonna. E in tempo di Coronavirus ci affidiamo a quest’altra “corona”, il Rosario. La facilità con cui si può tenere in mano la corona, ripetendo fiduciosi le invocazioni alla Vergine, rende il Rosario accessibile a tutti, fonte di consolazione e serenità. Si può recitare da soli o con altri. Spero che molti di noi riscoprano quanto è bello questo modo di pregare semplice e profondo a un tempo. Il Rosario ci ricorda che la nostra fede non ha solo una dimensione intellettuale, ma comprende anche le emozioni, i sentimenti, le relazioni. E’ una preghiera infatti che tocca le corde del cuore.

Anche il nostro vescovo Claudio rilancia questo intreccio di fede e di vita, guidando la preghiera del Rosario in alcuni dei Santuari mariani della Diocesi, ogni mercoledì (alle 20.30) e sabato (alle 11). Vi ricordo l’iniziativa della Conferenza Episcopale Italiana, nata anche grazie alla sollecitazione di tanti fedeli: il primo maggio alle 21, durante un momento di preghiera nel Santuario di Caravaggio, i nostri Vescovi affideranno il nostro Paese alla protezione della Madre di Dio come segno di salvezza e di speranza. Il 1° maggio, festa di S. Giuseppe “lavoratore”, sposo di Maria, la Chiesa affida alla Vergine anche i lavoratori, consapevole delle preoccupazioni e dei timori con cui tanti guardano al futuro. Sempre uniti spiritualmente e nei nostri propositi di bene, vi saluto con tutto il cuore

P. Roberto