COME NACQUE LA CASA DI ACCOGLIENZA "S. CAMILLO"

Mi è stato affidato il piacevole ma impegnativo compito di ricostruire le tappe che hanno portato alla edificazione ed all’inizio dell’attività della Casa di Accoglienza “S. Camillo”. Piacevole è infatti riandare col ricordo ad una serie di avvenimenti conclusisi positivamente con la realizzazione di qualcosa che si è dimostrato utile a tante persone, e che ha visto partecipi un gruppo di amici e diverse istituzioni, uniti da un obiettivo comune.

D’altra parte è anche impegnativo, dopo tanti anni, recuperare dai documenti e dai ricordi personali lo svilupparsi di un percorso durato tre anni -dal 1995 al 1998-, che ha portato a realizzare il sogno di Padre Roberto, parroco della Parrocchia di S. Camillo a partire dai lontani anni ‘80. E il sogno era questo: coinvolgere attivamente nel carisma camilliano dell’assistenza al mondo degli ammalati la Parrocchia, le sue strutture e le sue persone.

 

Il sogno e la scommessa

 

Tredici anni fa il sogno di Padre Roberto entrò in sintonia con l’iniziativa presa dal Dott. Giampaolo Braga, Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera, che il 14 luglio 1995 promosse una riunione con numerosi rappresentanti di associazioni di volontariato e di varie istituzioni, al fine di sollecitare proposte e progetti per la creazione di strutture residenziali per l’accoglienza di ammalati in attesa di ricovero (in particolare di trapianto) e di parenti di lungo-degenti. La Parrocchia di S. Camillo, tramite il suo Gruppo Caritas, preparò una proposta, inviata al Dott. Braga il 13 settembre 1995, che prevedeva due possibilità in alternativa. La prima ipotesi consisteva nell’utilizzo della ex scuola Fratelli Bandiera a Terranegra ed era stata studiata con l’Assessore ai Servizi Sociali del Comune, Dr. Giovanni Santone, tramite anche l’interessamento di Monsignor Giovanni Nervo, allora delegato vescovile ai rapporti Diocesi-Istituzioni-Territorio. La seconda ipotesi prevedeva l’edificazione di una nuova Casa di Accoglienza a fianco e sopra alla canonica e al salone della Parrocchia di S. Camillo. La prima ipotesi presentava problemi burocratici di non facile soluzione.

La nostra storia entra ora nel vivo. Riandiamo allora col ricordo ad una serata dell’inverno del 1995, in un ristorante in “zona Nazareth”, o meglio - per noi parrocchiani - in “zona San Camillo”. Attorno ad un tavolo troviamo Padre Roberto, Angelo Chiarelli, Giampaolo Braga ed alcuni altri medici, che discutono vivacemente.

Oggetto della discussione è una scommessa: realizzare la seconda ipotesi su ricordata, cioè costruire una nuova Casa di Accoglienza per famigliari di pazienti ricoverati nelle strutture ospedaliere di Padova proprio in zona San Camillo. Dai discorsi si passò presto ai fatti. I primi passi concreti furono tre: la costituzione di un Comitato Promotore; la stesura di un programma di iniziative per la raccolta di fondi; la presa di contatto con la Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo per ottenere un finanziamento.

 

 

Il Comitato Promotore, il Comitato dei Medici e la Fondazione

 

Del “Comitato Promotore del Centro di Accoglienza S. Camillo”, formalmente costituitosi come Associazione il 22 Dicembre 1995, facevano parte, oltre ad Angelo Chiarelli che ne fu l’ispiratore, alcuni parrocchiani della Parrocchia di S. Camillo (tra cui tre medici): Loretta Cremonini, Mauro Feltini, Giovanni Manani, Padre Roberto Nava, Francesco Pietrogrande, Andrea Semplicini e lo scrivente.

Il Comitato, che fu quindi una emanazione della Parrocchia di S. Camillo, seguì passo passo lo svilupparsi del progetto e studiò anche la possibilità di dare vita ad una “Associazione Servizi Sociali e Sanitari San Camillo”, che avrebbe dovuto gestire la Casa di Accoglienza una volta in attività.  Nello Statuto dell’Associazione si trovavano già in nuce finalità più ampie che non la sola edificazione della Casa di Accoglienza, a preludio di più ampi orizzonti che sarebbero stati perseguiti dall’Associazione Padova Ospitale entro breve tempo.

Le iniziative per la raccolta di fondi in città erano invece promosse da un gruppo creato da Angelo Chiarelli, il Comitato dei Medici, tra i cui punti di forza c'erano Francesco Pietrogrande e Andrea Semplicini. Il Comitato, cui aderirono anche molte mogli di medici, organizzò concerti, cori, manifestazioni sportive e, particolarmente riuscita, una festa benefica nel mese di giugno a Villa Contarini di Piazzola sul Brenta, denominata "Festa per un sorriso". Questa festa venne poi ripetuta per molti anni dalla Associazione Padova Ospitale, sempre con grande successo, fino a superare i 1000 partecipanti. Altri soggetti furono coinvolti a diverso titolo nella raccolta di fondi: vanno ricordati i commercianti delle "Botteghe del Centro", che offrirono regali per la lotteria tenuta durante la festa a Villa Contarini; gli aderenti agli otto "Lions Club" della provincia di Padova; il Soroptimist; la RAS Assicurazioni, che patrocinò la "Partita del Cuore" della Nazionale cantanti, parte del cui incasso confluì a finanziare la Casa di Accoglienza; i medici della divisione oncologica in memoria del Dott. Piero De Besi; l'Associazione italiana contro le leucemie; la Croce Verde; la Caritas Antoniana che offrì il mobilio, ed alcuni privati.

I contatti con la Fondazione Cassa di Risparmio avvennero con il Presidente, Dott. Giovanni Sammartini, e con l’allora Segretario Generale, Rag. Antonio Finotti. Angelo Chiarelli non faticò molto a convincere i responsabili della Fondazione della validità dell’iniziativa, che da subito aveva ottenuto il placet dell’Azienda Ospedaliera. Il Consiglio di Amministrazione della Fondazione destinò, previa convenzione stipulata il 9 ottobre 1996, 300 milioni di lire, poco meno della metà di quanto preventivato per l’edificazione della Casa, secondo una stima provvisoria. Questo contributo dette il via a tutta l’operazione, tant’è che martedì 5 novembre 1996 venne indetta una conferenza stampa presso il Palazzo del Monte di Pietà in Piazza Duomo, sede della Fondazione, per presentare e illustrare il progetto alla cittadinanza. Parteciparono alla conferenza stampa il Dott. Sammartini, il Dott. Braga, Padre Roberto, Angelo Chiarelli e lo scrivente.

 

 

 Il finanziamento e l’edificazione

 

A questo punto ci si chiederà: e l’altra metà della Casa come venne finanziata? Naturalmente in parte con i fondi raccolti dal Comitato dei Medici, che nel frattempo si veniva tramutando nella Associazione Padova Ospitale; ma un apporto fondamentale della medesima entità venne anche dato dai parrocchiani di S. Camillo, tra i quali venne aperta una sottoscrizione su iniziativa del Consiglio Pastorale Parrocchiale, che inviò una lettera a tutte le famiglie il 6 novembre 1996.

Il progetto di “Ristrutturazione, ampliamento e sopraelevazione relativo al fabbricato da adibire a Casa di Accoglienza S. Camillo” venne elaborato dall’ing. Ignazio Sidoti, pure lui parrocchiano di S. Camillo, che offrì gratuitamente le sue competenze professionali sia per il progetto che per la direzione dei lavori. L’ing. Sidoti venne coadiuvato da altri due parrocchiani, l’ing. Ennio Centis per il calcolo dei cementi armati della struttura e il Sig. Vincenzo Cocola per le parti riguardanti i rivestimenti ed i bagni. Il progetto prevedeva l’abbattimento del tetto a vele del salone parrocchiale (che fungeva da chiesa negli anni ‘60, quando nacque la Parrocchia di S. Camillo), e la sopraedificazione con un nuovo solaio di un secondo piano, che si allungava da una parte su Via Scardeone sopra alla canonica, e ortogonalmente, dall’altra parte su Via Verci, si raccordava al patronato. Il progetto prevedeva al piano rialzato una reception, un soggiorno, un’ampia cucina, una sala da stiro ed una lavanderia; al secondo piano nove camere a due letti, ciascuna dotata di un bagno. La concessione edilizia venne rilasciata a fine del 1996, con una variante in corso d’opera nel marzo 1997. La posa della prima pietra avvenne il 21 aprile 1997.

I lavori durarono circa un anno e mezzo. Ma la ristrutturazione, l’ampliamento e la sopraelevazione si rivelarono più onerose del previsto, anche perché ci si rese conto in corso d'opera della necessità di installare un ascensore di ampie dimensioni per poter accogliere ai piani superiori carrozzine e lettighe, per poter ospitare persone in regime di day-hospital. Si rese necessaria una richiesta di integrazione di finanziamento alla Fondazione Cassa di Risparmio.

Una volta chiariti i motivi della richiesta, la Fondazione non lesinò un secondo contributo di ulteriori 250 milioni di lire (che venne erogato nel maggio 1999). Per completare la copertura dei costi si ricorse poi ad un mutuo erogato dal Fondo di Solidarietà Ecclesiale della Diocesi, che offriva notevoli vantaggi rispetto ad un normale mutuo bancario. L'aspetto finanziario era quindi completamente e soddisfacentemente risolto sotto ogni punto di vista, in conformità alle direttive di sana gestione finanziaria che in quei tempi venivano indirizzate dalla Diocesi alle parrocchie. Il costo complessivo dell'opera, depurato di una parte relativa ad interventi per esclusivo uso parrocchiale, fu di 1.100.000.000 di lire, che furono così ripartiti:

- 550.000.000 erogati dalla Fondazione Cassa di Risparmio

- 200.000.000 raccolti dalla Associazione Padova Ospitale

- 200.000.000 raccolti dalla Parrocchia di S. Camillo

- 150.000.000 con mutuo erogato dal Fondo di Solidarietà Ecclesiale a carico della Parrocchia di S. Camillo.

 

 

L’impostazione della gestione e l’inaugurazione

 

Va ricordato che nella Parrocchia di S. Camillo si stava già sperimentando da un po' di tempo l’accoglienza di parenti di ricoverati in una palazzina presa in affitto in Via Forcellini, da parte del Gruppo parrocchiale Amici di S. Camillo. Alcuni di questi parenti venivano anche ospitati, con grande spirito di carità, in alcune famiglie della Parrocchia.

Fu così che in un primo tempo si pensò di poter affidare la gestione della Casa di Accoglienza a questo gruppo, da trasformarsi nella ipotizzata “Associazione Servizi Sociali e Sanitari San Camillo”. Ma Padre Roberto, con lungimirante accortezza, ad un certo punto virò la barra verso una gestione diretta da parte della Parrocchia, mentre il Gruppo Amici di S. Camillo si trasformò a sua volta nella omonima Associazione ONLUS. Questa Associazione negli ultimi anni ha avuto una notevole articolazione delle sue attività nel settore socio-sanitario.

L’esperienza maturata in dieci anni di gestione della Casa di Accoglienza e di attività   dell’Associazione Amici di S. Camillo, in una proficua collaborazione, indica che si fece allora la giusta scelta.

L’inaugurazione della Casa di Accoglienza S. Camillo avvenne il pomeriggio di domenica 15 novembre 1998, Festa della Madonna, Salute degli Infermi - tre anni dopo la scommessa fatta al ristorante tra Padre Roberto, Angelo Chiarelli e Giampaolo Braga - alla presenza del Vescovo Mons. Antonio Mattiazzo, dei rappresentanti della Fondazione Cassa di Risparmio, del Dr. Braga, del Rettore dell’Università Prof. Giovanni Marchesini, del Vice Sindaco Prof. Luigi Mariani, dell’Assessore Regionale Iles Braghetto, di altre autorità e di numerosissimi parrocchiani di S. Camillo. Dopo il taglio del nastro, gli oltre 500 convenuti poterono prendere visione dei locali nuovi di zecca.

 

 

Il completamento

 

Il racconto della nascita della Casa di Accoglienza non termina qui perché, come tutti i bei racconti, ha un seguito felice. E il seguito consiste nella nascita di una seconda sede, o, se si preferisce, di una dépendance, di cui si avvertì fin da subito l’esigenza, visto il numero degli utilizzatori. L’esigenza si concretizzò grazie alla ristrutturazione della casa che un tempo costituiva l’abitazione del custode della scuola elementare San Camillo e della sua famiglia, confinante con il campo da calcio della Parrocchia, che venne data in concessione dal Comune di Padova.

Completamente ristrutturata, la seconda casa disponeva di tre stanze con sette posti letto, tre bagni e una sala da pranzo con cucina. Inaugurata il 16 novembre 2003, Festa della Madonna, Salute degli Infermi, a distanza di cinque anni dall’inaugurazione della prima Casa di Accoglienza, alla presenza del Sindaco Giustina Destro e del delegato vescovile Don Attilio Mazzola, la seconda casa portò a 24 unità la ricettività totale.

 

 

Conclusione

 

Il racconto della nascita della Casa di Accoglienza, prima e seconda sede, è ora veramente completato. Lascio a coloro che hanno condotto la gestione della Casa il racconto, nelle pagine che seguono, dei vari aspetti della vita che vi si è svolta nell’arco dei primi dieci anni.

È d'obbligo, al termine di questo articolo introduttivo, rinnovare i ringraziamenti a quanti, istituzioni, associazioni e singole persone, concorsero a realizzare la Casa di Accoglienza per portare un aiuto a molte persone nel momento della sofferenza, ricordando l'insegnamento evangelico: "Ogni volta che l'avete fatto ad uno di questi più piccoli, che sono miei fratelli, è a me che l'avete fatto."

 

Luigi Salce

 

Luglio 1997: il progetto della Casa di Accoglienza è arrivato all’inizio dei lavori

 

1998: la costruzione è in corso

 

 

 

L’entrata della Casa di Accoglienza come si presenta oggi

 

 

La Casa di Accoglienza 2, che è stata aperta a novembre 2003. Ha reso disponibili altre 3 stanze (6 letti) per l’accoglienza degli ospiti

 

 

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