LE TORTE HANNO UNA STORIA

Da alcuni anni alla Festa della Comunità sono arrivate le torte, e tutti quelli che ne hanno mangiato una fetta le hanno apprezzate. Queste torte hanno una storia che vi voglio raccontare (anche se alcuni parrocchiani già la conoscono).

Dicembre 2001: senza alcuna avvisaglia mi trovo in ospedale, ricoverato per una improvvisa pancreatite acuta: molto dolore, molta paura,  uno shock violento per me e per la mia famiglia. All’inizio il dolore mi aveva quasi isolato rispetto ai miei compagni di stanza, ma dopo qualche giorno è gradualmente passato e abbiamo cominciato  a parlarci. Ero nel reparto di Chirurgia, in una stanza a quattro letti. Alcuni pazienti restavano solo un paio di giorni, ma un compagno di stanza, come me, aveva davanti a sé una permanenza più lunga. Eravamo colleghi anche sul piano alimentare, con una dieta assoluta. Io, per diciotto giorni, non ho toccato né cibo né acqua: ogni giorno mi collegavano ad una nuova sacca che mi dava acqua e nutrimento, ma certo non molto saporito (visto che entrava per via endovenosa). Anche il compagno di stanza era nella stessa situazione e scherzavamo assieme sul menu: un giorno scrivevamo sulla sacca “lasagne al forno”, un giorno “risotto di pesce” e così via. Si parlava: della famiglia, del lavoro, degli interessi. Mi raccontò dell’impresa in cui lavorava, con il fratello: una pasticceria “industriale”, che produceva torte, le surgelava all’origine e le vendeva ai ristoranti e alla grande ristorazione: in un giorno producevano (allora) quasi 5000 torte e in quel periodo un container era in viaggio addirittura per New York. Io gli parlavo del mio lavoro, ma anche della nostra comunità parrocchiale, della casa di accoglienza, del gruppo ricreativo, dei pranzi comunitari, della festa della comunità.

Con Verardo, il mio compagno di stanza, abbiamo condiviso quei giorni, con momenti di allegria ma anche di grande tristezza. Un giovane compagno di stanza, sposato e con un bambino piccolo, era stato operato per un blocco intestinale: il giorno dopo il medico gli venne a parlare e la notizia terribile fu che c’era un tumore e che non c’erano speranze. Sono stati giorni che mi hanno cambiato dentro e mi hanno lasciato molto più che un ricordo.

 Quando Verardo è stato dimesso, qualche giorno prima di me, ci siamo scambiati indirizzi e numeri di telefono. Ci sentiamo regolarmente per gli auguri a Natale e a Pasqua e ci siamo anche incontrati un paio di volte. Entrambi abbiamo avuto altri problemi di salute, ma siamo ancora in corsa. E a maggio, prima della festa della comunità, lo chiamo, come lui mi ha chiesto di fare quando eravamo in ospedale, e ogni anno lui prepara un congruo numero di torte (quest’anno erano 30) e le regala per la nostra festa. Io provo a insistere per pagarle, ma lui mi dice di non preoccuparmi. Così andiamo a prenderle (qualche anno sono andato io, altre volte è andato Davide), le mettiamo in freezer e le tiriamo fuori, un po’ alla volta, nei tre giorni della festa.

Ecco, questa è la storia delle torte

Mauro Feltini

La casetta da cui si distribuiscono bibite e torte

La casetta da cui si distribuiscono bibite e torte


torna all'indice - Vita Nostra ottobre 2007 - anno 2 numero 3