Per VICO ZAGNI

“… ancora oggi  ricordare  Vico  vuol dire risentirne il caldo e caloroso abbraccio, vuol dire rivederne l’amabilissimo sorriso …”.

È questo il pensiero che subito viene in mente  pensando a  Vico Zagni, certamente uno dei padri  fondatori del Gruppo Ricreativo nel senso  più vero del termine,  perché da lui sono partite  le prime iniziative, avendo in sé  una grande capacità di coinvolgere, una particolare affabilità e una fantasia sfrenata.

Certamente Vico  sapeva “fare gruppo”  e, quando ti coinvolgeva, ti  spiegava  cosa  c’era bisogno di fare (ma lui diceva “cosa sarebbe bello fare”) e, subito dopo ti  presentava agli altri componenti  del Gruppo che per lui  era come una famiglia. Ma, più di tutto, ciò che ti prendeva e ti portava a fare e collaborare con piacere, erano la sua carica di simpatia e la sua  bonaria irruenza che, a volte, diventava addirittura incontenibile senza però mai scadere in pesantezza o in volgarità.

Con Vico  il Gruppo Ricreativo era veramente tale  perché, se  certamente si faceva promotore della parte conviviale - portata avanti  in un ambiente e con attrezzature ben diverse da quelle di oggi! -  c’era, in particolare, la parte giocosa fatta di battute, di musica, di balli, di canti, di costumi, di scherzi e di invenzioni;  il tutto condito con  la sua particolare capacità di coinvolgere e l’innegabile eleganza che aveva dentro e che lo connotava anche nell’abbigliamento.

Oltre alla grande carica di umanità e di affabilità, in lui era  costante l’attenzione sia per l’organizzazione in generale che per i particolari, affinché ogni festa  potesse riuscire  bene.

Ha promosso le prime “stracade” comunitarie (corse sugli argini e per le vie del Quartiere) coinvolgendo non solo il Gruppo Sportivo e il Gruppo Ricreativo, ma l’intera Comunità: pensava all’organizzazione, al ristoro e ai premi. Ad esse sono seguite le “bicicletade” dove, oltre a preoccuparsi di fare trovare puntuali  le pentole con le cose da mangiare e quant’altro necessario, Vico arrivava indossando i più strani tipi di cappellini: bastava questo per colorare tutto di simpatia, di colore e di gioia contagiosa.

Era protagonista – a volte anche sul campo – di memorabili partite di calcio fra scapoli e ammogliati,  che regolarmente si completavano a tavola fra cibi, bevande e tanta allegria; resta memorabile la sua corsa sui tavoli in mezzo alle bottiglie.

La festa di chiusura del Grest  era un altro appuntamento a cui Vico non mancava: è ancora memorabile quell’incontro di pugilato   e la scena dell’arrivo dell’Ambulanza a sirene spiegate sul campo per raccogliere  i pugili. E quell’altra  volta in cui alla festa di chiusura del Grest  lui è arrivato vestito da Vescovo e in molti, per tanto tempo,  non lo hanno riconosciuto. E anche quella sfida a base di  torte in faccia  inventata su due piedi per la gioia che il San Camillo aveva vinto la Coppa a Boccette.

Per lui la compagnia degli Amici della Comunità e in genere lo stare in mezzo alla gente (senza distinzione di cultura, di ricchezza o altro) erano esigenze vitali: sapeva mettere a proprio agio tutti e, se qualcuno si rivolgeva a lui per chiedergli un consiglio o un favore, letteralmente si faceva in quattro.

Ogni tanto esplodeva  in momenti di incontenibile vitalità e di grande dinamismo che a volte  rasentavano quasi l’irruenza,  subito mitigata e accettata per il modo simpatico e aperto che  caratterizzava anche quei momenti.

E la inseparabile  Tina era sempre lì a cercare  di  contenerlo con il solo sguardo dei suoi grandi occhi sempre oscillanti fra una malcelata riprovazione e una intima soddisfazione.

Molti di coloro che oggi fanno parte del Gruppo Ricreativo sono “suoi figli” e a lui ancora oggi  si riferiscono per trovare nuove motivazioni  e carica.

E non gli bastavano il Gruppo Ricreativo e il Gruppo Sportivo: c’erano i ragazzi in Patronato con i quali spesso si fermava a giocare a carte e a parlare; c’erano gli anziani del Nazareth con i quali volentieri giocava a carte e a bocce e che intratteneva con le sue battute e i suoi aneddoti raccontati in quel suo particolare dialetto veneto infarcito di strane terminologie  ferraresi che  gli uscivano  improvvisamente.

Anche attorno al suo esercizio commerciale, vicino a Santa Sofia, la sua simpatia e carica umana avevano contagiato tutti, per cui  tutti lo conoscevano, lui conosceva tutti e tanti si sono rivolti a lui. Si racconta che a volte, di mattina all’apertura, si recava nella vicina Banca  per salutare, una ad una, tutte le impiegate e, se per caso in quelle circostanze entrava  una cliente che lui conosceva, ne faceva gli onori e la presentazione a tutti perché lui, lì, era di casa. 

Poi, quando i postumi degli incidenti e alcuni  problemi di  salute hanno cominciato a tormentarlo sempre di più,  il vederlo arrivare in Patronato accompagnato e sostenuto dalla carissima  Tina,  faceva veramente venire il groppo:  salutava tutti con la solita cordialità e simpatia, ma si sedeva  subito su una sedia e da lì si limitava a guardare come si svolgevano le feste. Negli occhi gli si leggeva la nostalgia e a volte lo si sentiva imprecare perché  sentiva la sua progressiva incapacità di “fare come una volta”.

… ancora una volta, grazie Vico per quanto hai dato a tutti noi …    

Giampaolo Benatti 

Vico con Tina, ad un pranzo comunitario, pochi giorni prima di lasciarci ….


torna all'indice - Vita Nostra ottobre 2007 - anno 2 numero 3