HANNO SCRITTO: Giovanni Paolo II
XXIII GIORNATA
MONDIALE DELLA PACE |
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1. “Maria, da parte sua serbava tutte queste cose meditandole nel suo
cuore” (Lc 2, 19).
Il 1° gennaio la Chiesa conclude l’ottava di Natale, venerando la
Maternità della Vergine Maria. Le parole del Vangelo di Luca mettono
particolarmente in rilievo la dimensione interiore di questa sua Maternità.
Tali parole sono oggi molto importanti per la Chiesa. Nel corso dell’ottava
la Chiesa ha meditato il mistero della nascita del Figlio di Dio a Betlemme.
Oggi si richiama a colei che, per prima, ha meditato nel suo cuore questo
mistero. Poiché, come insegna il Concilio Vaticano II, “Maria è andata
innanzi” a tutto il popolo di Dio “nella peregrinazione della fede e
nell’unione con il Figlio” (cf.
Lumen gentium
58), questo suo avanzare ha preso
dunque inizio a Betlemme.
Esso comincia nel Cuore della Madre, e ivi continua senza sosta. Ogni
madre vive in modo particolare del ricordo di aver dato alla luce un
bambino. Questa nascita vive in lei, essa la serba nel suo cuore. E che cosa
pensare, allora, di questa nascita, unica, nella quale venne al mondo il
Figlio di Dio?
La Chiesa si richiama oggi alla dimensione interiore della maternità, e
così venera insieme il mistero dell’incarnazione e la straordinaria dignità
della Madre-Vergine.
2. Il mistero
dell’incarnazione è un nuovo principio nella storia della salvezza. Ed è
anche un nuovo principio nella storia dell’uomo e della creazione.
L’apostolo Paolo definisce questo nuovo principio come “la pienezza del
tempo”. “Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato
da donna . . . perché ricevessimo l’adozione a figli” (Gal 4, 4-5).
Ciò che permane nella viva memoria di Maria - e contemporaneamente nella
viva memoria della Chiesa - non è l’avvenimento di una sola volta, un
avvenimento “chiuso”. La nascita di Dio è aperta all’uomo di tutti i tempi.
In esso si rivela e si plasma l’adozione a figli di Dio, che passa su tutti
gli esseri umani: “E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a
noi . . . A quanti . . . l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli
di Dio” (Gv 1, 14. 12). Le parole del Prologo di
Giovanni, ricordate nel corso dell’ottava di Natale, rendono testimonianza
alla continua durata del mistero, iniziato nella notte di Betlemme.
Sì! Il Figlio di Dio si è fatto uomo una sola volta, una sola volta nacque
da Maria Vergine e tuttavia la figliolanza divina è una eredità continua
dell’uomo.
3. Di
quest’eredità parla ancora l’apostolo Paolo. Essa è l’opera incessante dello
Spirito Santo: il frutto della sua azione in noi. “E che voi siete figli ne
è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo
Figlio che grida: Abbà, Padre! Quindi non sei più schiavo, ma figlio; e se
figlio, sei anche erede per volontà di Dio” (Gal 4, 6-7).
La Chiesa serba quest’eredità, ne è custode e amministratrice sulla terra. Perciò fissa costantemente gli occhi sul mistero dell’incarnazione. E desidera guardarlo con gli occhi di Maria, partecipare alla sua memoria. In nessun’altra creatura
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il Natale è iscritto così profondamente come in lei. Esso infatti
s’identifica con la sua maternità. La maternità umana di questa “Donna” è,
nello stesso tempo, la maternità divina. Colui che è stato messo alla luce
da lei è, in realtà, l’Uomo-Dio.
Maria “per la sua fede e obbedienza generò sulla terra lo stesso Figlio di
Dio . . . Diede . . . alla luce il Figlio che Dio ha posto quale primogenito
tra i molti fratelli (Rm 8, 29), cioè tra i fedeli, alla cui
rigenerazione e formazione ella coopera con amore di madre”, come dice il
Concilio Vaticano II (Lumen gentium, 63).
4. Questo giorno
dell’ottava è quindi la festa dell’eredità divina, alla quale hanno parte
tutti gli uomini. La figliolanza divina, quale dono dello Spirito Santo
nell’uomo, compenetra l’intera eredità dell’umanità, della natura umana;
l’intera eredità, anzi, della stessa creazione. L’uomo infatti è stato
creato a immagine di Dio, ed è stato posto nel mondo visibile in mezzo a
tutte le creature.
Se la Chiesa celebra oggi, nell’ottava di Natale, la Giornata
internazionale della pace è perché esiste in questo fatto una profonda
logica di fede. Infatti la pace esige una particolare responsabilità
dell’uomo per l’intero creato.
Il messaggio pontificio per l’anno nuovo mette in particolare rilievo
questa responsabilità: “Pace con Dio creatore - Pace con tutto il creato”.
Il messaggio del Vangelo della pace si richiama costantemente e sempre di
nuovo al comandamento di “non uccidere”. Non uccidere un altro uomo, non
uccidere sin dal momento del suo concepimento nel grembo della madre, non
uccidere! Non limitare l’esistenza umana sulla terra con il metodo della
lotta: della violenza, del terrorismo, della guerra, dei mezzi di sterminio
di massa. Non uccidere, perché ogni vita umana è eredità comune di tutti gli
uomini.
E anche: non uccidere, distruggendo in diversi modi il tuo ambiente
naturale. Questo ambiente appartiene pure alla comune eredità di tutti gli
uomini, non soltanto alle generazioni passate e contemporanee, ma anche a
quelle future. Sii fautore, non distruttore della vita!
Il primo giorno dell’anno nuovo chiede un particolare riferimento a questa
eredità. L’eredità dei figli di Dio d’adozione è strettamente legata con
l’imperativo della pace.
5. Oggi è non
soltanto il primo giorno dell’anno nuovo 1990, ma anche del nuovo decennio.
Questa è l’ultima decade degli anni del ventesimo secolo, e insieme del
secondo millennio dalla nascita di Cristo.
La Chiesa ritorna a Betlemme. Là dove “andarono [i pastori] e trovarono
Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia” (Lc 2, 16). Nel corso degli anni che si
susseguirono, la Chiesa non cessa di pregare la Madre di Dio che le sia
particolarmente vicina per ricordare il mistero, che ella serbava e meditava
nel suo cuore.
Alle soglie dell’ultimo decennio del nostro secolo e del secondo
millennio, desideriamo partecipare in modo particolare a questo
raccoglimento materno di Maria sul mistero del Figlio nato, crocifisso,
risorto. In esso si rinnova costantemente l’“adozione a figli” di Dio di
tutti gli uomini.
Tutto il creato lo attende come eredità terrena dell’uomo, chiamato alla
gloria eterna in Cristo.
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Giovanni Paolo II nella
giornata della Pace Giovanni Paolo II in preghiera
a cura di Giuseppe Iori
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