IL NATALE CRISTIANO
LA CAREZZA DI DIO ALL’UOMO

  Ricordo di aver letto un racconto interessante di un Vescovo operante in Brasile nel Mato Grosso, Pedro Casaldaliga, una delle voci più profetiche dell’episcopato brasiliano del dopo Concilio. È un racconto nel quale si immagina che per il Natale gli Angeli abbiano deciso di fare sciopero. “Basta pagliacciate o farse”, hanno detto. "Che senso ha annunciare il Natale ad uomini e donne di così poca “buona volontà” da essere incapaci di instaurare la pace tra di loro sulla terra? Che senso ha ripetere l'annuncio di pace ad uomini che non dimostrano per niente di sentirsi amati da Dio, per i quali Dio è tutt’al più un idolo, uno stregone, un  tappabuchi?".

Dunque sciopero degli Angeli con le ali giù, anche perché stufi di vedersi venduti come ninnoli o soprammobili, come talismani o portafortuna. Così gli Angeli hanno detto: ”Gli uomini e le donne cantino quello che vogliono;  per esempio: mercato globale sotto il cielo e pace in terra agli uomini e donne di buona capacità economica! Oppure: Pace sulla terra agli uomini e alle donne fortunate, che riescono a evitare ogni violenza, a salvarsi da un attentato, da un attacco, da un sequestro, dalla guerra dalla legge dell’immigrato, dal fanatismo religioso, dal divano dello psichiatra, dalla parola allucinante del ciarlatano, dalle discordie familiari e dalle contrapposte bande giovanili, dal non senso della società del benessere, o dal cancro, dalla fame, dalla solitudine e dalla morte. Gli uomini cantino pure quello che hanno voglia di cantare al suono fragoroso delle armi, che i paesi ricchi portano nei paesi poveri, cantino quello che hanno voglia al ticchettio dei computer onnipresenti. Noi siamo stanchi di portare a questa umanità incallita e irresponsabile un annuncio che dopo duemila anni sembra non produrre ancora alcun frutto”.

Così gli Angeli hanno fatto sciopero: hanno messo da parte le loro arpe e tenute chiuse le ali. Ma nonostante lo sciopero degli Angeli, carissimi parrocchiani, il Bambino, e lo dovrei dire in ginocchio, il Bambino è lì. Dio fatto Uomo-Bambino. Dio è lì perché afferma con sicurezza un vecchio contadino dell'Amazzonia brasiliana: "Se Dio non mi ama, non è Dio". Anche se noi, sommersi dalle nostre prove, dalle nostre sofferenze, dai nostri problemi, dai nostri dubbi, non riusciamo a sentire che Dio ci ama. Mentre, nonostante la malattia, la morte, l'incidente, tutto quello di difficile di fallimentare, di crisi che capita nella nostra vita, Dio ci ama. Dio è nato per noi anche se non riusciamo a sentirlo vivo e a vivere per lui.

E’ uscito l’anno scorso un libro dal titolo intrigante: ”La schiena di Dio”. Un libro per chi vuol imparare a condurre un corretto dialogo interreligioso. Ma a noi non è dato solo di vedere la schiena di Dio, bensì pure il suo volto, lì presente in quel Bambino del presepio, il cui volto è il volto visibile di Dio, che ripropone tutti i volti di tutti i bambini e di tutte le bambine del mondo. E anche di tutti gli uomini e le donne, perché siamo tutti bambini per il Dio-Bambino.

 Vorrei ora farvi una confidenza. In questi giorni di preparazione al Natale mi sono più volte tornate alla mente le parole che il Beato Papa Giovanni XXIII ha rivolto alla folla in Piazza San Pietro la sera dell’inizio del Concilio Vaticano II, parole che subito hanno fatto il giro del mondo: “E ora tornate alle vostre case. Date una carezza ai vostri figlioli e dite che questa è la carezza del Papa”.

Vi confesso che mi sono sembrate parole quanto mai indovinate, parole capaci, nella loro disarmante semplicità e insieme nella carica suggestiva, di farci cogliere il significato più vero, più bello, più affascinante e coinvolgente del Natale cristiano. Sì, il Natale è la carezza di Dio all’uomo! È una carezza vera, viva, personale. In realtà questa carezza non è solo il segno e la testimonianza dell'amore paterno di Dio, ma il dono e la consegna del Figlio unigenito e prediletto, è dunque il Figlio stesso che viene donato al mondo assumendo il volto di un bambino, lo stesso volto di tutti i nostri bambini: è l'Emmanuele, il Dio-con-noi.

Tutto questo è il frutto di un immenso e gratuito amore di Dio per l’uomo, per ogni uomo, per tutti gli uomini. Il Natale ci chiede di ridestare e di intensificare la nostra consapevolezza di questo amore di Dio che appassionatamente ci raggiunge, ci avvolge, ci penetra, ci trasforma, ci rinnova, ci arricchisce dei suoi doni di grazia: il dono ineffabile di partecipare alla vita stessa di Dio e il dono di venir esaltati nella nostra incommensurabile dignità di persone, di immagini viventi di Dio.

Coscienti e grati per questo amore e per questi doni, possiamo allora osare di rivolgerci a Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo, per implorare ciò che maggiormente ci sta a cuore come singoli, famiglie e popoli. Facendomi voce di ciascuno di voi imploro da Gesù Bambino, anzitutto, il dono della consolazione: sì, tu Bambino piccolo, povero, emarginato e indifeso, dona consolazione e serenità a quanti hanno il cuore triste e addolorato per i loro mali fisici, morali e spirituali, dona speranza e coraggio alle persone e famiglie provate e travagliate dalla malattia e dalla sofferenza, agli anziani soli e isolati, ai poveri, agli emarginati, ai dimenticati, ai disprezzati, ai calpestati nei loro diritti, ai senza dimora, ai senza lavoro, ai senza speranza nel futuro, ai senza affetto.

E da Gesù Bambino imploro il dono così essenziale e liberante di una vera e giusta pace: nel cuore di ciascuno di noi, all'interno delle nostre famiglie, per le nostre città e paesi, nel tessuto dei rapporti sociali, per le nazioni del mondo. Con la nascita di Gesù a Betlemme, la pace si è fatta carne, è diventata grazia e forza posta a disposizione di tutti, si è trasformata in una responsabilità irrinunciabile e in un dovere impellente. La pace ci sfida nella nostra libertà.

E infine imploro il dono dell’amore, un amore come quello di Gesù; un amore che vale molto e che costa caro: "Ah, quanto ti costò l'avermi amato" ci fa ripetere la più tradizionale delle canzoni natalizie. A Gesù è costato caro farsi uomo, vivere a tempo pieno per il vangelo, accettare la croce: solo l'amore rende ragione di queste scelte controcorrente. E solo accogliendo questo amore e scoprendone la preziosità "esistenziale" il Natale può essere vissuto appieno e diventare fonte di pace e serenità: nella certezza che Dio si fa vicino e ama non per un giorno soltanto, ma con fedeltà, pazienza, continuità, nel quotidiano.

Buon Natale, allora, di cuore. Cioè nel segno dell’amore, di quell'amore che Dio ha voluto mostrare e "impegnare" nel bimbo di Betlemme, di quell'amore che fa nuova anche la nostra vita, le giornate più comuni, le relazioni con le persone, le fatiche antiche e nuove.

L’amore del Natale renda lieti anche i giorni del nuovo anno. Uno ad uno, tutti.

                                   

P. Roberto 

e i sacerdoti collaboratori

 

 

Il presepe nella nostra chiesa (Natale 2006),

vincitore del primo premio nel concorso indetto da Telenuovo

 

 

 

 

Madonna con Bambino, icona stile bizantino

(scuola Cretese – Teofanis)

 

 

torna all'indice - Vita Nostra dicembre 2007 - anno 2 numero 4