L’EVANGELO DI MARCO:
UNA BUONA NOTIZIA PER NOI, OGGI

  Nel prossimo anno liturgico che inizierà la prima domenica d'Avvento, il nostro cammino – di domenica in domenica – sarà illuminato dal Vangelo di Marco: “Eu-anghélion katà Màrcon”: la buona notizia secondo Marco.

 Per questo la settimana biblica della Diocesi ha proposto quest'anno,  con la guida di cinque biblisti della facoltà teologica, la lettura completa e lo studio, secondo la recente critica storica, del più breve e anche del più antico dei quattro Vangeli.

Ma proprio il problema della datazione ha dato l’avvio ai lavori: il primo relatore ha usato per il Vangelo di Marco la metafora di …. Cenerentola … Per molti secoli infatti subisce una ingenerosa emarginazione rispetto al testo di Matteo, di cui è considerato un riassunto; è tratto in inganno lo stesso Sant’Agostino. Soltanto nel 1800 arriva il … principe azzurro; un filologo dell’Università di Berlino stabilisce con documentazione scientifica che quello di Marco è il Vangelo più antico, quindi espressione significativa - e prima redazione scritta - della predicazione diretta ai cristiani di origine pagana.

  Chi è Marco?  La tradizione lo presenta come interprete di Pietro, di cui trascrive la testimonianza orale; sappiamo dagli Atti che sua madre ha una casa a Gerusalemme; potrebbe essere lui quel ragazzo che, in mezzo alla fuga generale per l’arresto di Gesù, lo segue coperto solo di un lino che però gli cade, così che poi fugge nudo? Marco in tal modo avrebbe messo la sua firma inserendo questo particolare nel racconto della Passione.

Paolo ricorda Marco come suo collaboratore e Pietro, nella sua prima lettera, scrivendo da Roma, ricorda la sua presenza in città e lo chiama “figlio mio”.

  Dove e quando scrive? I Padri della Chiesa affermano che Marco scrive in lingua greca corrente per i cristiani di Roma; due elementi lo confermano: l’evangelista ritiene opportuno spiegare le usanze giudaiche e usa espressioni di lingua latina, quindi i suoi lettori sono di origine pagana (non giudaica) e di ambiente romano. Marco compone il Vangelo negli anni 65 – 70: infatti egli non conosce la distruzione di Gerusalemme (dell’anno 70) e inserisce numerosi accenni alla persecuzione di Nerone (68), di cui è vittima anche Pietro.

La tradizione – non di rado leggendaria – indica Marco primo vescovo di Alessandria e martire; le sue reliquie sarebbero poi state trasportate avventurosamente a Venezia nel IX secolo: a noi veneti basta ricordare lo splendido ciclo dei mosaici nella basilica e le parole sul libro tenuto aperto dalla zampa del leone: “Pax tibi, Marce, evangelista meus”. Un’ altra leggenda spiega questa invocazione narrando che Marco avrebbe raggiunto Aquileia e che, passando in barca vicino alle isole su cui poi è sorta Venezia, avrebbe avuto il presagio di trovar riposo proprio in quelle terre.

  Il racconto di Marco, quello di Matteo e quello di Luca vengono chiamati “sinottici” (dal greco syn-opsis - sguardo d’insieme) perché sono simili tra loro e permettono una lettura parallela.

Un nuovo genere letterario   “Inizio dell’Evangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio”.

Comincia così il testo di Marco: non è una biografia, non sono narrati i primi trent’anni di vita; Gesù compare subito in Galilea e le sue prime parole sono: “Il regno di Dio è vicino, convertitevi e credete al-l’Evangelo”. Non è una cronaca, non sono narrati tutti gli episodi. È la testimonianza di chi ha fatto esperienza viva di Gesù perché altri possano partecipare all’incontro con Lui; è un genere letterario che permette al lettore di sentirsi “contemporaneo” di Gesù che parla, opera, salva, ieri come oggi.

 

 Chi è Gesù? Marco parla di Gesù con attenzione speciale, evidenzia i sentimenti del Maestro: commozione, tristezza, stupore, irritazione. Gesù sospira, geme nello spirito, fa domande, discute animatamente con i Farisei, prende in braccio i bambini, guarda con simpatia il giovane ricco. Marco non esita a dire che alcuni – forse i parenti – pensano che Gesù sia impazzito; riferisce le parole che Gesù grida sulla croce: “Perché mi hai abbandonato?”.

Tutto ciò ci fa comprendere come Gesù sia stato incompreso, persino dai suoi discepoli: è un mistero. Più volte Marco attribuisce a Gesù il desiderio di nascondere la sua identità: per esempio, dopo la Trasfigurazione, ordina di non raccontare a nessuno ciò che hanno visto. È “il segreto messianico”. Alla potenza che si manifesta clamorosamente nei miracoli (“Chi è costui al quale  anche il mare e il vento obbediscono?”) Gesù contrappone la volontà di svelare solo progressivamente il mistero della sua persona, segnato dalla debolezza e dal fallimento della croce; è la croce il centro ermeneutico del racconto; difatti il tema della Passione è introdotto in sordina fin dall’inizio (“Ver-ranno giorni in cui sarà loro tolto lo sposo”).

 Possiamo dunque leggere questo Vangelo come un itinerario in due tappe; al centro la confessione di Pietro, a Cesarea di Filippo: "Tu sei il Cristo" (parola greca che traduce l'ebraico “Messia”). D’ora in poi i discepoli dovranno capire e accettare che Gesù non è il Messia atteso potente e trionfatore, ma che deve passare attraverso la sofferenza e la morte. Da lì parte il secondo percorso fino al colle della crocefissione; è proprio sul Calvario, nelle parole del centurione romano, che viene finalmente svelato il mistero di Gesù: “Quest'uomo era davvero Figlio di Dio". Dunque Marco, rivolgendosi ai cristiani di Roma, sottolinea che non i discepoli ma un pagano intuisce l'identità segreta di Gesù, affermata fin dal primo versetto del suo Vangelo.

 La Risurrezioneè il sigillo che presenta Gesù come Signore e Salvatore.

Il primo giorno della settimana, al sorgere del sole, le donne vanno al sepolcro chiedendosi chi rotolerà la grossa pietra che lo chiude; davanti alla tomba vuota sono stupefatte: la pietra rimossa e l’annuncio dell’Angelo: “È risuscitato, non è qui”, sono il segno che Dio ha spezzato la legge inesorabile della morte. Ma le donne fuggono impaurite e tacciono su quanto hanno visto e udito.

 I versetti conclusivi, che sinteticamente raccontano le apparizioni di Gesù risorto, forse non sono di Marco perché non compaiono nei codici più antichi e autorevoli e non riflettono lo stile dell’evangelista.

Alcuni esegeti pensano che Marco abbia scelto un “finale aperto”: la storia di Gesù continua, affidata ai credenti perché diventino, nelle Spirito del Risorto, persone nuove.

 

Luisa e Gaetano Malesani

 

1° giorno di Grest   -  riflessione iniziale in chiesa con Padre Roberto (tutte le giornate del Grest cominciano con un momento di preghiera nella nostra chiesa)

 

Momenti del Grest: Il gioco del mattino del primo giorno, la storica manche di scopa

 

Momenti del Grest: grande gioco del pomeriggio, “bandiera scalpata”

 

 

 

torna all'indice - Vita Nostra ottobre 2008 - anno 3 numero 3