Il patrimonio dei ricordi

GIULIO RENIER

Giulio Renier: un ricordo che mi è stato proposto così: ”Vedi, mi ha detto, Giulio è stato una persona riservata, sembrava chiuso in se stesso, preoccupato solo di pensare alla propria vita e alla propria famiglia a cui ha riservato tutte le sue attenzioni. Amava con tenerezza particolare Anna, sua moglie, e assieme si sono preoccupati e curati di accompagnare nella vita i loro figli.”. Egli ha sempre considerato la famiglia il bene per eccellenza della sua vita, ma la sua chiusura era solo apparente; nella famiglia ha trovato i valori e la forza che l’hanno aiutato a vivere e ad illuminare il suo volontariato: un impegno gioioso verso gli altri e serietà nelle iniziative portate avanti con amore.

Giulio ha passato la sua vita lavorativa al Messaggero di Sant’Antonio ricoprendo l’incarico di responsabile del settore “Confezione e spedizione dei giornali”. Nel suo modo semplice di rapportarsi agli altri, si è fatto ben volere, ascoltare e, alla fine, apprezzare: hanno voluto ribadire questi sentimenti le molte testimonianze di stima, di rispetto e di affetto espresse dalle dipendenti del Messaggero di Sant’Antonio intervenute numerose a dargli il loro “arrivederci cristiano” in chiesa, il giorno del suo funerale.

Raggiunta la pensione, Giulio non voleva chiudersi in casa, per cui  ha accolto la richiesta di P. Roberto di cercare di risolvere il problema che l’Opera Immacolata Concezione doveva affrontare in quel momento per la mancanza di volontari che imboccassero gli ospiti durante i pasti delle domeniche e dei giorni festivi…con il risultato che gli ospiti, in quei giorni, non erano ben serviti e dovevano consumare i pasti quasi freddi.

P. Roberto vide in Giulio la persona che poteva risolvere il problema, “capace di organizzare i turni dei volontari, di individuare le persone che potevano impegnarsi in questa iniziativa caritativa”. Egli ha  offerto, con i volontari che si erano messi a disposizione, un servizio umile ma efficiente e altamente apprezzato: l’O.I.C. non si è trovata più in difficoltà e gli ospiti sono stati seguiti e curati in maniera soddisfacente.

 

Giulio Renier (1928 - 2002) 


Si può dire che l’iniziativa avviata da Giulio, su sollecitazione di P. Roberto, sia stata la prima “uscita” dei volontari della parrocchia di S. Camillo in altre realtà caritative del nostro territorio (escludendo il servi­zio in ospedale di tanti parrocchiani come volontari “A.V.O.”).

Una volta superata l’emergenza, il servizio dei volontari della parrocchia all’O.I.C. si  ridusse fino a cessare completamente.

Giulio non si sentì affatto “disoccupato”. Aspettò la chiamata di P. Roberto che voleva avviare la “Segreteria parrocchiale” con il supporto di laici preparati e sensibili ed egli  fu ben felice di rientrare in servizio. Le persone che si rivolgevano alla parrocchia per avere qualche documento, qualche dichiarazione, informazioni varie, richieste per necessità economiche, venivano accolte dai volontari, liberando i sacerdoti dalle preoccupazioni materiali e burocratiche. L’iniziativa non ebbe i risultati sperati: le persone che usufruivano del servizio volevano parlare solo con i sacerdoti e non erano disposte a rivelare i “loro interessi” a laici come loro, per cui fu lasciata decadere perché non era stata sentita e capita. I tempi non erano ancora maturi … i laici nelle parrocchie non erano ancora ben visti.

Ritengo che abbia fatto bene, lo scorso 16 giugno, Benedetto XVI nella lettera scritta in occasione dell’Anno Sacerdotale, a ricordare il “caloroso invito con il quale il Concilio Vaticano II incoraggia i presbiteri a riconoscere e promuovere sinceramente la dignità dei laici, nonché il loro ruolo specifico nell’ambito della missione della Chiesa … Siano pronti ad ascoltare il parere dei laici, considerando con interesse fraterno le loro aspirazioni e giovandosi della loro esperienza e competenza nei diversi campi dell’attività umana, in modo da poter insieme a loro riconoscere i segni dei tempi”.

L’iniziativa potrebbe essere riproposta adesso? I tempi  sono maturi? Qualcosa certamente è cambiato...

Giulio, però, in pensione da anni per raggiunti limiti di età, non voleva fare la vita del classico “pensionato”, ritenuto quasi un peso per la società: si sentiva, ancora, valido e capace di dare il suo contributo attivo; per diversi mesi prestò il suo servizio alla domenica, alla Casa di Accoglienza San Camillo. La domenica era il giorno che i responsabili della Casa non erano ancora riusciti a programmare: egli si offrì di coprire il posto fino a quando non fossero stati organizzati  i turni domenicali!

Quello che mi ha sempre colpito in Giulio, è stata la modalità del servizio prestato: non si dava alcuna importanza personale e lo riteneva quasi doveroso: il suo servizio era prestato con gioia, semplicità e serenità, aiutando le persone servite a non sentire alcun obbligo nei suoi confronti.

Saluto Giulio e lo ringrazio per quanto ha dato a me e alla parrocchia: mi ha fatto capire che tutti possiamo dare qualcosa agli altri… non c’è persona così povera e umile che non possa dare agli altri almeno un sorriso, dire una parola appropriata al momento giusto, dedicare cinque minuti del proprio tempo ad ascoltare gli altri e a farli sentire vivi e importanti.

Per me questa è l’importanza di ricordare le persone che ci hanno lasciato: ci possono ancora guidare e accompagnare nella vita e non farci sentire soli!

 

Gaetano Meda

 

torna all'indice - Vita Nostra ottobre 2009 - anno 4 numero 3