AQUILEIA2: UNA SFIDA DELLA CHIESA DEL NORDEST

Dal 13 al 15 aprile (la domenica dopo Pasqua) tutta la comunità ecclesiale delle quindici Diocesi del Nordest sarà im­pegnata a concludere nel Convegno di Aquileia (chiamato, appunto, Aquileia2) un percorso iniziato tra aprile e maggio 1990 (Aquileia1) dove si era discusso a fondo il tema “Comunità cristiane e futuro delle Venezie”. È quindi un momento di estrema importanza, che la Chiesa del Triveneto sta preparando dall’aprile 2010 e che quindi coinvolge in prima persona, e non solo di riflesso, tutti i fedeli, invitati a discutere e a capire i grandi avvenimenti che negli ultimi venti anni hanno cambiato la realtà in cui viviamo.

Innanzitutto appare opportuno il richiamo esplicito che viene fatto dai nostri Vescovi al Concilio Vaticano II, mettendo in particolare rilievo due dinamiche che rappresentano l’essere e l’agire della Chiesa: comunione e missione. L’obiettivo è quello di rendersi conto di come “cambia il mondo”, di riproporre l’antica domanda che riaffiora quando la Chiesa non dà per scontato il suo “vivere” nella storia degli uomini. Le premesse si basano su tre parole-chiave: “memoria, discernimento, profezia”, dove la parola “discernimento” vuole collegare le altre due, nel senso che per la Chiesa aprirsi al nuovo, in fedeltà al proprio mandato, esige il travaglio del “discernere” dove e come collo­carsi e con quali interlocutori rapportarsi in un rapporto schietto di mutuo riconoscimento e di coraggiosa e vicendevole sollecitudine.

In uno dei documenti preparatori si legge che “i cattolici del Triveneto, tanti o pochi che siano rimasti, rilanciano il dialogo con la cultura contemporanea”. L’interrogativo di base è “perché la Chiesa appare così lontana dalla cultura del tempo? Che cosa ostacola l'incontro, «fuori» e «dentro» la Chiesa?”. Il fine di questo cammino è “annunciare nuovamente Cristo in questo territorio profondamente cambiato negli ultimi tempi, in particolare con fenomeni, co­me quello dell’immigrazione, che hanno comportato grossi mutamenti strutturali”.

I Vescovi, a questo punto, giustamente fan­no ricorso a un antico testo profetico, l’Apocalisse, dove si narra la visione in cui Giovanni è invitato a mettere per iscritto “ciò che lo Spirito dice alle Chiese: Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice”.  Per le quindici Diocesi, discernimento significa il coraggio e la libertà di ripensarsi, accogliendo le sfide dei cambiamenti avvenuti per offrire la novità di Cristo, non in modo asettico o astratto, ma reale per l’oggi. Questo tipo di cammino non è scontato, anzi non nasconde la fatica di “unire le forze”. Ma il punto centrale è, appunto, il Vangelo di Cristo, come “annuncio che prospetta orizzonti di salvezza e, dunque, di speranza per tutti; rilanciare la comunione tra le chiese e concretizzarla in un mutuo sostenersi e aiutarsi, attraverso una col­laborazione sempre più all’altezza dei tempi, è la condizione perché la novità del Vangelo sia più coinvolgente”.

Tre in definitiva sono le tematiche di Aquileia2:  “1- Una nuova evangelizzazione del Nordest; 2- Il dialogo con la cultura del tempo; 3- L’impegno per il bene comune”. Non si tratta di contrapporre una diocesi all’altra,  ma di chiedere a ciascuna di esprimere il proprio apporto per donarlo alle altre. Significative al riguardo le parole pronunciate  Da Benedetto XVI il 7 maggio 2011 nella stessa basilica di Aquileia: “Siete chiamati a vivere con quell’atteggiamento carico di fede che viene descritto nella ‘Lettera a Diogneto’: non rinnegate nulla del Vangelo in cui credete, ma state in mezzo agli altri uomini con simpatia, comunicando nel vostro stesso stile di vita quell’umanesimo che affonda le sue radici nel cristianesimo, tesi a costruire insieme a tutti gli uomini di buona volontà una ‘città’ più umana, più giusta e solidale. Come attesta la lunga tradizione del cattolicesimo in queste regioni, continuate con energia a testimoniare l’amore di Dio anche con la promozione del ‘bene comune’: il bene di tutti e di ciascuno. Le vostre comunità ecclesiali hanno in genere un rapporto positivo con la società civile e con le diverse istituzioni. Continuate ad offrire il vostro contributo per umanizzare gli spazi della convivenza civile.”

In questo senso le Diocesi del Nordest non sono ripiegate su se stesse, ma stanno compiendo un atto di “apertura” che presuppone la loro comunione. Che cosa emerge, in sostanza, da questa analisi? Tre sono le domande che hanno accompagnato il lavoro :

  1. Lungo il cammino di questi anni, nella nostra chiesa locale, che cosa è maturato? Dove riconoscere l’azione dello Spirito?

  2. Quali aspetti positivi, quali risorse e quali fatiche, sfide, esigenze pastorali caratterizzano oggi la nostra Diocesi?

  3. In che rapporto la Diocesi si pone con il territorio e con le sue dinamiche socio-culturali? In che modo lo Spirito parla alla Chiesa in questo contesto?”.

Le parole che emergono sono: ascolto, dialogo, comunione, sinodalità, collaborazione e corresponsabilità pastorale, “messa in rete”. Circa i soggetti nella comunità ecclesiale, è segnalato un nuovo protagonismo dei laici con le loro competenze e professionalità. La presenza e l’azione degli operatori pastorali risultano acquisite: molti ambiti della pastorale sono di loro competenza. Emerge una visione positiva degli ‘Organismi di comunione’; infine molto importanti sono le “relazioni della comunità ecclesiale con tutti gli interlocutori, senza preclusione alcuna”.

Non mancano comunque le difficoltà e le “fatiche”: l’individualismo e il soggettivismo sono diffusi anche nelle comunità cristiane, soprattutto a livello di rapporti tra parrocchie, e ne soffre la progettualità che prevede il formarsi delle unità /collaborazioni / comunità pastorali.

Le diocesi del Triveneto
 


 

 

Riemerge ancora una volta il problema della “famiglia”: si parla delle condizioni di solitudine di fronte alle quali la comunità cristiana sembra impreparata. Si parla con una certa sofferenza delle disaffezioni delle giovani generazioni verso la vita ecclesiale; si sottolinea il progressivo “svuotarsi delle chiese”, soprattutto dopo la Cresima.

Il discorso si sposta infine sulle “sfide” che la Chiesa vuole affrontare: in primo luogo quella della “cultura”; si parla di contesti caratterizzati da “pluralismo religioso” oltre che culturale; in rapporto a questo si sente l’urgenza del “primo annuncio” e di “rinnovata evangelizzazione”. Un’altra sfida è quella con i classici e i nuovi movimenti ecclesiali. In questo ultimo ventennio le Chiese del Nordest, nei confronti del territorio, hanno maturato la percezione di una sua nuova realtà, più dinamica, più vitale, più complessa rispetto al passato, per cui, come anche per la comunità civile, i rapporti sono proposti in termini di reciprocità, di vicendevole riconoscimento e di valorizzazione. Infine vengono indicati fronti in cui non c’è stato un sufficiente investimento pastorale: il mondo della scuola, delle culture, del lavoro.

In conclusione, ad Aquileia2 non si affronterà una problematica o un tema teologico. Aquileia2 si propone di rappresentare l’incontro, qui ed oggi, tra Vangelo e Storia, tra Chiesa e Mondo, tra Pastorale e Territorio: per le Chiese del Nordest all’orizzonte di questa necessità c’è soprattutto il “bene comune”.

Giuseppe Iori

 

 

torna all'indice - Vita Nostra marzo 2012 - anno 7 numero 1