2 NOVEMBRE, PER RICORDARE

Il 2 novembre non è il giorno riservato esclusivamente al ricordo dei nostri cari che ci hanno lasciato: è l’occasione propizia per ricordare, anche, le persone defunte della parrocchia dove viviamo: persone con le quali abbiamo condiviso parte del nostro tempo e della nostra vita, con le quali abbiamo stretto, a volte, relazioni di amicizia molto strette.

Anna ed io, giovani sposi, nel 1967 siamo venuti ad abitare nella parrocchia di San Camillo, vicina agli ospedali, una zona nuova sognata da tante persone in cerca di un alloggio dove abitare: abbiamo incontrato coppie giovani, con figli piccoli e, a volte, con i genitori. La vita e le relazioni con le persone vicine di casa erano quotidiane: ci si incontrava  in chiesa per la Messa domenicale, o nei vari gruppi che si formavano in parrocchia, o a passeggio con i bambini per i campi che occupavano ancora buona parte del territorio della zona.

Era tutta una vita nuova, bella, da costruire assieme, che offriva la possibilità di tessere relazioni che si rafforzavano con il passare dei giorni; c’era una visione comune della vita, interessi condivisi e possibilità di realizzarli. Una vita piena di speranza, tutta da sviluppare con il lavoro e con il tempo. In questa realtà dinamica e in sviluppo quotidiano, c’è stata la possibilità di stringere amicizie, imparare a conoscerci e a stimarci … In 44 anni di vita in parrocchia, abbiamo visto coppie e famiglie traslocare in altri quartieri o in altre città e abbiamo dato l’«arrivederci cristiano», come ricorda sempre P. Roberto in queste occasioni, a molti amici e amiche conosciuti, stimati e considerati come punti di riferimento per la nostra vita. Diverse di queste persone sono state già ricordate nella rubrica della rivista parrocchiale “Vita Nostra” per le loro qualità particolari, per la loro disponibilità o per le loro iniziative: sono state persone che hanno reso bella, ricca di “umanità” la nostra parrocchia senza offuscare o togliere spazi operativi ai tanti amici e amiche che se ne sono andati, a volte, quasi in sordina.

 

 

Vorrei focalizzare il mio ricordo sulle persone che sono vissute nella parte di via Barozzi che incrocia via Fabris e che potevo vedere dal poggiolo di casa mia.

In questi 44 anni ci hanno lasciato i coniugi Bettella e il loro figlio che abitavano all’inizio della diramazione della via: persone semplici, sempre disponibili verso quanti si rivolgevano a loro; i coniugi Sau e Contin: persone umili, riservate, rispettose e generose che hanno sofferto molto nella loro vita. I Sau hanno pianto per la morte prematura del figlio Angelo, scivolato nel Bacchiglione mentre pescava; i Contin hanno sofferto per motivi familiari; i signori Toffano: il marito si è ammalato e ci ha lasciato molto presto, la signora Antonietta è stata un vero tesoro di umanità e di disponibilità, sempre pronta ad aiutare gli altri. Il signor Alfonsi, riservato, non partecipava alla vita della parrocchia, ma era sempre pronto a lasciarsi interpellare e attrarre dalle testimonianze di vita coerente dei vicini di casa; il signor Garbo sempre disposto a dare una mano a chi era in difficoltà; i signori Fioretto: il marito badava alla famiglia mentre la moglie Eugenia, persona semplice e umile, è stata un esempio di fede per la famiglia e per le persone della via. Tutti la ricordano che si trascinava ogni mattina in Chiesa per la Messa aggrappata alla bicicletta, un esempio unico di fede e di amore a Dio; anche i signori Fioretto hanno pianto il figlio Elvio, morto per un incidente d’auto. La signora Maria Grazia Sussi Veronese, esempio fulgido e luminoso della via Barozzi per la sua semplicità, generosità e disponibilità; la signora Maria Grazia Veronese, cognata di Maria Grazia Sussi, era riservata ma sempre pronta ad attivarsi per aiutare gli altri; Giulio Renier, sempre preoccupato che gli altri fossero sereni e tranquilli. I coniugi Tomiola: la moglie, umile, era dedita alla famiglia, il marito Luigi era la mano e il sorriso di Dio per i malati e gli anziani dell’Opera Immacolata Concezione; i coniugi Zilli, dediti alla famiglia e al lavoro; il sig. Bertoli, estroverso, faro di gioia e di luce della nostra vita; il sig. Maso, sempre rispettoso di tutto e di tutti e in costante ricerca della verità.

 

La mamma della signora Greco che ci commuoveva per la sua fede semplice ma ben radicata; il sig. Buso, pronto e disponibile ad aiutare le persone in difficoltà; il sig. Pasqual, riservato ma generoso e sempre disponibile a dare una mano alla moglie Adriana nell’aiutare gli altri; il sig. Bozzato, estroverso e ottimista nonostante i suoi problemi di salute, il fratello e le sorelle Marchioro, molto riservati tutti e tre: la famiglia era la loro vita …

Le persone che se ne sono andate hanno lasciato un vuoto non sempre colmato; non basta rioccupare l’appartamento lasciato libero dai proprietari per ripristinare la situazione precedente: è necessario ritessere le relazioni personali con le nuove famiglie, occorrono tempo, pazienza, conoscenza, frequentazione e testimonianza coerente di vita.

Ecco le persone del mio tratto di strada che ci hanno lasciato, ognuna di loro ci ha dato qualcosa: alcuni ci hanno regalato la loro semplicità, la loro riservatezza, la loro dedizione alla famiglia e al lavoro e tutta la loro disponibilità se erano interessate direttamente a qualche iniziativa; altri ci hanno lasciato la loro generosità di tempo, di condivisione e compartecipazione alle gioie e alle sofferenze; altri ancora ci hanno mostrato quanto è bella la vita e la gioia  delle cose semplici che, in genere, diamo per scontate.

Dal patrimonio dei ricordi parrocchiali, come dall’album familiare, è giusto, di tanto in tanto, sfogliare e ricordare l’amore delle persone che non sono più “fisicamente” con noi e confrontarci con il loro entusiasmo e con le loro opere.

Queste persone che ci hanno preceduto per raggiungere la vita piena in Dio ci hanno lasciato fisicamente, ma sono ancora vive e presenti in mezzo a noi, per cui è doveroso e giusto ricordarle nella ricorrenza dei defunti.

Per i nostri amici parrocchiani, il 2 novembre, ogni anno, ci riuniamo nella nostra chiesa a pregare per quelli che la frequentavano in vita e anche per quelli che, nel tempo, ne avevano smarrito la strada. Accendiamo dei lumini, uno per ciascuna persona che ci ha lasciato nel corso dell’ultimo anno, preghiamo per loro e per tutti quelli che se ne sono andati nel corso degli anni, ricordiamo il loro apporto alla vita della comunità e ci auguriamo di seguirne l’esempio.

                                                Gaetano Meda

 

torna all'indice - Vita Nostra ottobre 2012 - anno 7 numero 2