“CHIEDIAMO DI POTER VEDERE IL VOSTRO VOLTO” (1 Ts 3,10)

La Diocesi ha presentato gli “Orientamenti Pastorali” che ci impegneranno in quest’anno 2012-2013 - Si tratta di riscoprire la vitalità della Chiesa: un compito esaltante, ma difficile.

San Paolo parla ai greci (mosaico a Veria, Grecia)

Tre sono i punti fondamentali che coinvolgeranno tutti, fedeli e sacerdoti su un piano paritetico, proponendo una concezione del cristianesimo attiva e non più passiva, nella logica di riscoprire le nostre origini, di rivivere l’autentico spirito dei primi secoli, quello del “neocatecumenato”, con un imperativo categorico: “testimoniare il Vangelo in un mondo che cambia”.

 Il punto di partenza è quindi S. Paolo, “l’apostolo delle genti”, che rifacendosi a Cristo, si rivolge agli abitanti di Tessalonica da Corinto, dove era arrivato nel suo pellegrinaggio apostolico; egli non ha dimenticato i cristiani di Tessalonica, è stato informato che l’opera di diffusione del Cristianesimo sta procedendo bene, così trasmette tre indicazioni: “Chiediamo di poter completare ciò che manca alla vostra fede”, “il Signore vi faccia crescere e sovrabbondare nell’amore vicendevole e verso tutti”, “il Signore confermi i vostri cuori irreprensibili nella santità”. Così egli desidera “vedere il vostro volto”, perché è lo stesso volto di Cristo che ama i suoi figli e si rispecchia in loro.

Contemporaneamente vengono indicate le fonti che devono essere alla base dell’azione convinta e partecipe del cristiano; in primo luogo il Concilio Vaticano II viene riproposto soprattutto nella Costituzione dogmatica “Lumen Gentium”, che afferma che “mentre Cristo santo, innocente e senza macchia non conobbe peccato e venne in terra solo allo scopo di espiare i peccati del popolo di Dio, la Chiesa, che comprende nel suo seno peccatori ed è perciò santa e insieme sempre bisognosa di purificazione, avanza continuamente per il cammino della penitenza e del rinnovamento”.

“Rinnovamento” è la parola chiave: quest’anno saranno rinnovati gli “Organismi di Comunione” della Diocesi: Il Consiglio pastorale diocesano, il Consiglio presbiterale, il Consiglio pastorale vicariale, il Consiglio pastorale parrocchiale, il Consiglio per gli affari economici. In particolare viene sottolineata la congiunzione di lavoro (proprio per agire per il meglio nel territorio) che deve esistere tra parrocchia e vicariato. È opportuno che il rinnovo di tali Consigli avvenga tra il mese di gennaio e il 31 marzo 2013, giorno di Pasqua, mentre la presentazione ai fedeli è prevista per il 14 aprile (terza domenica di Pasqua) in modo da assicurare da un lato la continuità di lavoro rispetto agli anni precedenti, dall’altro, appunto, il coinvolgimento di persone nuove, nell’ottica appunto del “rinnovamento”. Il 9 febbraio 2013 è previsto un incontro a livello diocesano per confrontare lo stato dei lavori. Si evidenzia comunque la centralità del vicariato nel coordinamento dei diversi ambiti in cui si sviluppa la pastorale, in relazione al territorio: carità, liturgia, sociale, famiglia, cultura, salute, lavoro, tempo libero, comunicazione.

 

 

 

 

Il secondo momento forte, che la comunità dei fedeli è chiamata a vivere sempre in prima persona e in modo attivo e partecipe è “l’Anno della Fede” proclamato da Benedetto XVI, che proponendosi di proseguire (la continuità della Chiesa!) l’opera dei suoi predecessori, Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II,  parla di una “porta” (la Fede appunto), che una volta che viene attraversata, ti coinvolge “in un cammino che dura tutta la vita. Esso inizia con il Battesimo, mediante il quale possiamo chiamare Dio con il nome di Padre, e si conclude con il passaggio attraverso la morte alla vita eterna, frutto della Risurrezione del Signore Gesù che, con il dono dello Spirito Santo, ha voluto coinvolgere nella sua stessa gloria quanti credono in Lui”. L’Anno della Fede avrà inizio l’11 ottobre 2012, nel cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II, e terminerà il 24 novembre 2013, solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo. La Fede, però, per Benedetto XVI “esige oggi un più convinto impegno ecclesiale a favore di una nuova evangelizzazione per riscoprire la gioia nel credere e ritrovare l’entusiasmo nel comunicarla”. L’esempio che il papa cita è quello di S. Agostino, per il quale tutta la vita fu una ricerca continua della “bellezza della fede fino a quando il suo cuore non trovò riposo in Dio”.

 

Eccoci allora al terzo obiettivo, che esige un totale coinvolgimento del cristiano, quello del-l’«Iniziazione cristiana», perché è qui che si può rinnovare veramente la Chiesa. È un cambiamento radicale di mentalità, perché si tratta di riscoprire l’unitarietà dei sacramenti di base, non per rispondere a “un bisogno religioso” che viene richiesto, ma per suscitare e risvegliare la domanda di fede, testimoniandola di fronte agli indifferenti.

Per ottenere ciò si evidenzia la responsabilità della famiglia, quindi si rende necessario proporre ai genitori un appropriato cammino di formazione, parallelo a quello dei figli: si deve agire nell’ottica di una prospettiva catecumenale, con un cammino scandito in tappe e con percorsi differenziati. Oggi infatti la Cresima segna sempre di più la fine della frequentazione delle attività della Chiesa e l’inizio di un’apatia religiosa.

Il discorso va affrontato quindi in un’ottica diversa: i tre sacramenti di base sono il Battesimo, la Cresima e l’Eucaristia, che vanno celebrati con una prospettiva diversa rispetto al passato, perché devono coinvolgere tutti i fanciulli, le loro famiglie, ma anche la Comunità Parrocchiale, che li accoglie e li integra in se stessa. In un primo tempo ci sarà la formazione del gruppo dei fanciulli, la scoperta della persona di Gesù, Figlio di Dio, la decisione di continuare il cammino per tutto il tempo necessario, al fine di diventare discepoli di Cristo e imparare a vivere nella Chiesa. Per i genitori si tratta di scoprire (o riscoprire) alcuni aspetti essenziali del Vangelo e di sviluppare la disponibilità ad accompagnare i propri figli nel cammino della fede.

 

Obiettivi del secondo tempo sono per i fanciulli conoscere Gesù e crescere nella sua amicizia nel contesto della comunità cristiana, formarli all’ascolto della Parola di Dio, abituarli a pregare e a celebrare, condurli a conoscere i misteri della salvezza e i sacramenti di base, metterli a contatto con il vissuto di carità della parrocchia, sostenerli nel vivere il comandamento dell’amore e della formazione della coscienza. I genitori saranno coinvolti ad approfondire la fede cristiana nel contesto odierno, a facilitare il loro inserimento nella comunità cristiana, a continuare ad accompagnare i figli nel loro cammino di fede e nel proprio compito di educatori alla fede.

Il terzo tempo è centrato sulla riscoperta dello stretto legame tra il mistero pasquale e i tre sacramenti di base: la parrocchia è il “luogo originario” in cui realizzare il cammino dell’Iniziazione cristiana ed è anche il luogo adatto per celebrare i sacramenti: “il parroco è la figura chiamata e delegata dal Vescovo per questa azione, ma il parroco è il celebrante di una cerimonia che coinvolge indistintamente tutti, fanciulli, genitori e il popolo di Dio, nel cui ambito i fanciulli vengono accolti. L’intento è quello di passare da un accompagnamento affidato unicamente ai catechisti ad un coinvolgimento maggiore degli altri operatori pastorali e della comunità parrocchiale intera; da un cammino in cui i tre Sacramenti sono vissuti e celebrati separatamente, con il rischio di derive devozionali e folcloristiche, verso una visibile unità tra il Battesimo, la Cresima e l’Eucaristia nell’irrinunciabile contesto celebrativo della Pasqua”.

La parrocchia in questo senso ritroverà la sua vitalità come organismo attivo di coinvolgimento, perché tutto si baserà sulla convinzione e sulla partecipazione; si potranno così trovare i momenti adatti per realizzare riti come la consegna del Credo, del Padre Nostro, del Comandamento dell’Amore.

Si tratta di realizzare un vero e proprio dialogo con la cultura del nostro tempo, confrontandosi con il Nordest, un territorio che è cambiato moltissimo negli ultimi anni: i fedeli sono chiamati a prendere atto della cultura concreta e reale delle persone che vi abitano. Si deve realizzare un cambio di mentalità: dialogo e non confronto con la cultura laica del nostro tempo, per cui spesso si parla di un atteggiamento anticlericale del “mondo non cristiano”. È necessario abbandonare atteggiamenti di chiusura e far circolare idee, conoscenze, proposte di incontro, per favorire il dialogo e una valutazione comune sui temi emergenti, ad esempio l’economia e l’educazione.

Due sono gli aspetti socio-culturali da perseguire. Il primo riguarda l’educazione alla legalità; il secondo l’immigrazione, che costituisce una realtà sociale di enorme rilevanza per le dimensioni raggiunte in questi anni, per i riflessi di insicurezza e preoccupazione che produce nelle nostre comunità, per i mutamenti culturali e religiosi che ne derivano, ma anche per l’inadeguatezza di chi ha responsabilità educative rispetto a questa mutazione socio-culturale.

A questo compito sono chiamati tutti, presbiteri e laici, senza distinzione di vecchi primati degli uni sugli altri, ma in quel clima di “sinodalità” che deve caratterizzare la vita del cristiano nel mondo contemporaneo. Lo ripetiamo, serve una nuova mentalità, in cui la fermezza dei principi sia accompagnata da uno spirito aperto al dialogo e al confronto e dalla gioia  nel  credere  e  nel manifestare i nostri valori.

Giuseppe Iori

 

torna all'indice - Vita Nostra ottobre 2012 - anno 7 numero 2