RESTA CON NOI SIGNORE

Carissimi, dopo il Natale, ritorno a scrivervi per la Pasqua. Desidero visitare la vostra casa e sostare con voi per ascoltare la voce del vostro cuore e aprirvi il mio, perciò vi ripeto le parole che un giorno Gesù disse a Zaccheo nella città di Gerico: “È davvero bello fermarmi oggi a casa tua!”. Gesù si è autoinvitato, Zaccheo lo ha accolto con gioia, accogliete la mia venuta con la stessa gioia.

Leggete questo scritto come se io fossi seduto nella vostra casa, che vi parlo come ospite, parroco padre e amico. Possa aiutarvi a camminare insieme come famiglia nella Pasqua del Signore risorto per gustare la stessa parola che ha rallegrato il cuore di Zaccheo: “Oggi la salvezza è entrata in questa casa”(Lc. 19,9). Gesù si è seduto a casa di Zaccheo. È quello che vorrei fare con voi: condividere qualcosa della vostra vita. Di sicuro emergerebbero le cose belle della vostra esperienza familiare: gli amori, le nascite, le scelte, i desideri, le attese … Potrei raccontarvi anche di me, della mia famiglia d’origine, di mamma e papà, ma anche della famiglia allargata fatta di tante famiglie: la comunità parrocchiale, che considero e amo come “mia famiglia”. Qui mi sono sentito sostenuto, voluto bene. Qui ho ricevuto tanto e ho imparato dalla viva testimonianza di molte persone a maturare come uomo, cristiano e sacerdote di Cristo e della Chiesa.

E così, dopo aver rotto il ghiaccio, sicuramente cominceremmo a raccontarci anche le sofferenze e le prove, le difficoltà e le speranze. Non è mai semplice l’esperienza delle relazioni umane! Soprattutto, abbiamo la sensazione che troppe volte siano a rischio di ferite che non si rimarginano, di incomprensioni che ci allontanano, di veri e propri momenti “no”; oppure di fasi pericolosamente lunghe di incomunicabilità. Che fare quando il pane della tavola non ha più il gusto della gioia e della festa? Dobbiamo forse rassegnarci?

Nemmeno per i primi cristiani è stato facile credere alla risurrezione. Anche a noi viene da osservare: dov’è mai, in questa vita nella quale sperimentiamo la morte, la potenza della risurrezione? Vorrei anch’io, come S. Paolo, dirvi che vale la pena di credere all’amore che fa risorgere alla vita nuova, immessa da Cristo risuscitato nelle vene dell’umanità. Coraggio: credi, spera, ama, non rassegnarti e, soprattutto, non sentirti solo! Gesù ha promesso: “Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo” (Mt 28,21).

Com’è possibile incontrare una persona, conosciuta da tempo, seguita e amata, e non accorgersi che è lì vicino? Solo chi continua ad amare vede. A volte anche in famiglia si dà per scontato di volersi bene, ma poi, poco a poco, ci si scopre estranei, o indifferenti nei sentimenti e nel cuore. Anche i rapporti più intensi possono consumarsi, e presto. Allora non ci si accorge più delle attese, delle richieste, dei segnali che gli altri ci inviano. È come se non li vedessimo più, pur abitando sotto lo stesso tetto. I nostri occhi, quelli del cuore, sono spenti, chiusi, incapaci di vedere e di condividere problemi, situazioni di vita, solitudini.

Capita tra i coniugi, con i figli, con gli anziani. Capita anche con il Signore. Diciamo di credere in lui, ma siamo incapaci di vederlo: non lo vediamo perché non lo amiamo abbastanza e non lo cerchiamo con intensità e gioia. Ma Egli cammina con noi, fa la sua strada accanto a ciascuno, non ci perde mai di vista. Riscoprire questa presenza nella nostra casa, trovare il tempo di fermarci a parlare di Lui e con Lui nella preghiera, potrebbe essere la più bella avventura di questa Pasqua. Apriremo così gli occhi per vedere gli altri, quelli vicini e tante persone che ci camminano ogni giorno accanto, ma ci restano sconosciute ed estranee finché non le accogliamo con amore, nel cuore e nella vita. Scopriremo che anche la tavola familiare si fa altare, come quello della chiesa, dove il mistero pasquale si consuma grazie alla presenza di Cristo stesso.

Per questo è bello, ogni domenica, sentirsi invitati alla mensa del Signore. Ritroveremo nella Messa in parrocchia la nostra vita di famiglia e nella vita di famiglia, l’identico dono di vita che celebriamo nella Messa. Ogni domenica diventa così una vera Pasqua e ne rinnova la gioia dell’incontro con Gesù Risorto e con i fratelli nella fede.

Carissimi, lasciate che ringrazi con voi il Signore. La vostra casa è la prima chiesa e le relazioni familiari sono il primo luogo dove avviene il passaggio pasquale: dalla morte alla vita, dall’egoismo al dono, dalla delusione alla speranza. Nella vostra casa Cristo Risorto abita e vive. A Lui rivolgete la stessa preghiera dei due discepoli di Emmaus: non te ne andare Signore, resta con noi perché senza di te si fa sera e tutto diventa buio e triste. Resta con noi sposi, soprattutto se stiamo lottando per tante situazioni di difficoltà, per il lavoro che manca o per tante incomprensioni in casa, con i figli, con gli anziani e a volte anche tra noi coniugi. Resta anche con quegli amici che non ce l’hanno fatta a stare insieme con fedeltà, dona a tutti la tua pace, il tuo perdono, la forza di ricominciare e di guardare avanti con rinnovata fede in te.

Resta con noi ragazzi e giovani, che desideriamo una vita bella e un futuro riuscito, nel lavoro e nella scelta di quella vocazione che Dio suscita nel cuore. Resta anche con chi si illude di trovare la felicità in una vita “spericolata” e sperimenta la noia e la tristezza che tutto ciò lascia dentro: donaci il coraggio di cambiare, di amare, di sperare e di non smettere mai di credere in noi stessi e nel tuo amore. Resta con noi anziani, malati e sofferenti, che dopo una vita di lavoro e di fatiche, ci ritroviamo magari fuori della nostra casa, in strutture anche belle ed attrezzate, ma spesso prive del calore di una famiglia. Dove sei Signore? Fatti vicino almeno Tu e mostrati amico, come sempre, della nostra solitudine. Il Signore resti sempre con ciascuno di voi. È questa la mia preghiera per tutti e il mio augurio di chi si sente invitato in ogni casa, in ogni famiglia.

Confermo la vostra fede in Gesù Cristo, morto e risorto, in questo Anno della Fede; voi confermate la mia. Vi benedico e ricevo da voi la benedizione che ogni cristiano, in forza del proprio Battesimo, segna sulla propria fronte, sulla fronte dei propri cari, sulla casa che abita: pace a questa casa che mi ha accolto e a tutti coloro che la abitano. Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

Roberto Nava, parroco, padre e amico

VIII stazione: Gesù incontra le donne di Gerusalemme

VIII stazione: Gesù incontra le donne di Gerusalemme
(mosaico di Elena Mazzari, 1964 - Cappella dei religiosi camilliani a S. Giuliano di Verona - i cartoni preparatori sono nella nostra chiesa)

 


 

IV stazione: Gesù incontra sua madre

 

Crocifisso di Elena Mazzari (vetrata 1964, stesso luogo)

 

 

 

torna all'indice - Vita Nostra marzo 2013 - anno 8 numero 1