NATALE NUOVO

Cari parrocchiani,

ci sono dei gesti nella vita che, ripetuti, possono diventare banali; gli stessi, però, se fatti con amicizia e umiltà, acquistano il sapore dell’intimità, diventando momenti ai quali non vorresti rinunciare per nessuna cosa al mondo. Questo vorrei che fossero gli auguri di Natale che, come parroco, scambio con voi, sorelle e fratelli di S. Camillo. Nel mio immaginario di parroco sono l’equivalente dell’abbraccio natalizio che vi scambierete tra voi sposi e tra genitori e figli.

Anche quest’anno desidero raggiungervi personalmente con un affettuoso augurio natalizio, esprimendo la mia vicinanza alle vostre case e la mia gratitudine a Dio per voi. Il tempo e le festività natalizie sono un momento favorevole per gustare la bellezza del clima familiare e riprendere speranza per cammini anche più difficili e dolorosi.

Anch’io, come voi, sono spesso rapito dai ritmi frenetici della quotidianità, fatti di scadenze da rincorrere e problemi da risolvere. Anch’io, come voi, ho bisogno del Natale per ritornare all’umanità più autentica, quella voluta e amata da Dio Padre.

Per la fede che ho ricevuto e nella quale sono stato educato, sono convinto che il Natale che celebriamo non è una semplice memoria di un evento accaduto 2013 anni fa; no, non è un semplice ricordo o commemorazione, ma un avvenimento unico che si rinnova sempre: Dio si fa uomo per raccogliere e sostenere gli uomini.

Come vivere in modo nuovo questa antica festività? Come vivere un Natale nuovo?

Il Natale cristiano è una festa antica, che domanda di partecipare a riti tradizionali ed è l’occasione per gesti ormai entrati nelle abitudini: auguri, regali, pranzi in famiglia, presepe, albero, visita ai parenti, presenza alle celebrazioni in Chiesa.

Voglio subito augurare di cuore a tutti di poter vivere questi appuntamenti in modo piacevole e in un clima sereno. D’altra parte sono consapevole che spesso queste giornate provocano affanno in tanti, per la ricerca delle cose da regalare, per il tempo da dedicare ai parenti, per non dimenticare nessuno a cui mandare gli auguri. E occorre non perdere di vista il bilancio familiare, sempre più magro in questi tempi. Penso a chi è nelle ristrettezze economiche, a quanti vivono malati, a chi è solo e non ha nessuno a cui fare un regalo o da cui ricevere un augurio.

Questi giorni sono certamente ricchi di gioia, ma per tante persone possono essere momenti di tristezza, perché non hanno nessuno con cui condividere i preparativi per il pranzo o perché stanno soffrendo una struggente nostalgia per una persona cara recentemente scomparsa.

Mi chiedo se sia possibile vivere questa festa antica in modo nuovo, se si possa trascorrere queste giornate in un clima di gioia durevole, se il Natale sia capace di togliere quel velo di tristezza che oscura la vita, per donare serenità non solo a parole. È possibile?

Penso che la vera novità delle feste natalizie non consista nei regali nuovi, nei divertimenti fantasiosi, nei viaggi esotici. Tutto questo è troppo limitativo. Le novità esteriori non sono durature e passano facilmente senza lasciare tracce più di tanto.

Le vere novità sono possibili se non staranno fuori di noi, ma dentro di noi, con sentimenti profondi, mediante esperienze non superficiali.

Occorre avere uno sguardo nuovo verso le persone che ci stanno accanto, per cogliere in loro qualcosa di diverso, di bello. Occorre guardare le cose con la luce di un sorriso che vede anche in quelle antiche qualcosa di bello non avvertito prima. Bisogna essere capaci di aprire la mano per aiutare e donare un poco di calore umano a chi vive triste. Bisogna stare accanto a chi è solo per condividere momenti di vita.

Questi piccoli gesti e queste attenzioni apparentemente banali riescono a rendere nuovo qualcosa di antico. La semplicità del cuore sa suggerire le novità capaci di gioia, come avvenne per i pastori a Betlemme, nella notte in cui nacque Gesù, quando l’angelo disse loro: ”Vi annuncio una grande gioia: oggi è nato un Salvatore, il Cristo Signore”… e il loro cuore fu pieno di gioia”.

Qui c’è il progetto dell’uomo nuovo che sa accogliere una bella notizia, quella del Vangelo. Il pensiero che, se non ci fossero stati i pastori, Gesù sarebbe rimasto solo e sconosciuto, mi riempie di gioia, nella consapevolezza che questo è anche il nostro compito oggi, ciò che Gesù ci chiede. Il Natale è il più grande gesto di carità da parte di Dio, che “annientò se stesso”, lui, il Creatore, assumendo la condizione umana di creatura.

Subito dopo, però, deve diventare occasione per noi di assumere come stile di vita la stessa carità, fatta di condivisione fraterna, di dono di se stessi al prossimo (anche nella forma sublime del perdono), di accoglienza, di ascolto. Proprio il modo scelto da Dio per la nascita di Gesù – la semplicità - lascia intendere che non ci viene chiesto di fare grandi cose, quanto, piuttosto, di mettere più amore in tutto ciò che facciamo.

“Gli orientamenti pastorali diocesani” di quest’anno portano il titolo della significativa e profonda espressione rivolta da S. Paolo ai Filippesi: ”Vi porto nel cuore”. Portare nel cuore una persona vuol dire amarla e non dimenticarla mai, cercando di accompagnarla con cura, pazienza e fiducia. È ciò che viene chiesto anche a chi si mette a servizio dell’iniziazione cristiana delle nuove generazioni, a tutti quegli adulti che sanno che, per generare alla fede, non servono tanto i libri e i grandi discorsi, quanto portare nel cuore il Vangelo di Gesù per saperlo donare con la propria vita.

Questo compito non va delegato ai soli catechisti, ma deve essere condiviso da tutta la comunità; ecco perché i genitori, i volontari delle iniziative caritative e gli altri operatori pastorali (adulti e giovani) sono invitati a collaborare insieme per accompagnare i più piccoli nel cammino della fede in cui al centro c’è l’educazione alla carità. La carità e l’amore sono infatti il cuore della vita cristiana.

Dall’antica festa di Natale, raccogliamo l’esigenza di una vita nuova d’amore.

Ecco l’augurio: il nuovo Natale doni a tutti un Natale nuovo!

Grazie di cuore di tutto il bene che in qualsiasi modo e forma ciascuno di voi riesce ad esprimere e a manifestare.

A tutti, specialmente ai malati, ai piccoli e a coloro che si sentono soli, il mio abbraccio e la mia benedizione e chiedo anche la vostra.

P. Roberto e i sacerdoti collaboratori

 

Questa e le altre due immagini che illustrano questo articolo sono foto del presepio della nostra chiesa dello scorso anno

 

torna all'indice - Vita Nostra dicembre 2013 - anno 8 numero 4