IL GIUBILEO DEI RAGAZZI

"Guai ai giovani che non sanno sognare, che non osano sognare! Se un giovane, alla vostra età, non è capace di sognare, già se n’è andato in pensione, non serve !” Queste sono state le parole di Papa Francesco durante la messa del 24 aprile 2016, momento culminante del Giubileo dei ragazzi, svoltosi a Roma dal 23 al 25 Aprile. Sono parole che vogliono trasmettere una grandissima forza e una grandissima speranza alla moltitudine di ragazzi e ragazze accorsi a Roma per l’occasione. Tra questi c’erano anche ventisei ragazzi della  nostra parrocchia, dai 13 ai 17 anni, accompagnati da uno staff di otto animatori e dall’instancabile padre Paolo. Come ci ha detto il Papa, bisogna osare e quindi invece della canonica “due giorni” abbiamo deciso, un  po’ titubanti ma carichi di aspettative  e curiosità, di imbarcarci in quest’esperienza diversa. Erano molti i dubbi prima della partenza per noi animatori: “E se i ragazzi non apprezzano quest’esperienza? Se rimangono delusi?”. E anche per i ragazzi: “Forse non sarà bello come al solito…”. Spesso il nuovo e il diverso ci spaventano, ma sono proprio questi che ci riservano le sorprese più ricche e le esperienze più forti. E così è stato! Questi tre giorni intensi, anche se a volte faticosi dal punto di vista fisico, ci hanno portati a vivere momenti emozionanti, a unirci come gruppo ma anche ad aprirci a realtà diverse.

Tra i momenti culminanti di questo Giubileo dei ragazzi vi è stato sicuramente quello delle confessioni, all’aperto, all’interno del colonnato di piazza san Pietro (vedi foto in alto) il quale ci ha in qualche modo “abbracciati” e accolti nel perdono; poi la messa celebrata da Papa Francesco in piazza San Pietro; e ancora le “tende della misericordia”, ovvero sette stand in vari punti della città in cui venivano approfondite le sette opere di misericordia corporale, tramite video e testimonianze che ci hanno aiutati a riflettere su quanto mettiamo in pratica queste opere e su come potremmo attuarle ulteriormente, arricchendo così le nostre vite. Ci sono stati anche vari momenti di svago e divertimento come la grande festa allo stadio olimpico, con la partecipazione di vari cantanti e gruppi musicali italiani.

Durante la visita alle sette tende della misericordia abbiamo visitato diversi luoghi della magica città di Roma, alcuni più famosi come la fontana di Trevi o piazza Navona, altri meno conosciuti che però ci hanno riservato grandi sorprese. Tra questi la chiesa della Maddalena, il luogo dove ha vissuto e operato il nostro San Camillo. Un padre camilliano ci ha gentilmente fatto da guida illustrandoci opere d’arte raffiguranti momenti della vita e opere del Santo, le sue reliquie e la croce che gli parlò incoraggiandolo a proseguire nella sua opera. E senza neanche farlo apposta, abbiamo potuto così apprendere un grandissimo esempio di misericordia nell’aiuto ai malati.

Il tema di questo giubileo era appunto la misericordia, filo conduttore di questo Anno Santo. “Misericordia” forse non è un termine comune nel linguaggio quotidiano dei ragazzi, in quanto spesso viene associato a qualcosa di mistico e spirituale, lontano dalla vita di tutti i giorni. Anche grazie a quest’esperienza abbiamo potuto capire che la misericordia non è altro che una forma di amore. Le opere di misericordia non sono gesta eclatanti ma azioni che nel nostro piccolo possiamo compiere ogni giorno facendo così del bene agli altri e a noi stessi.

 Dar da mangiare agli affamati, dar da bere agli assetati, alloggiare i pellegrini, vestire gli ignudi, visitare i carcerati, accudire gli ammalati, seppellire i morti. Sono tutti gesti d’amore verso il prossimo che possono riguardarci nella vita di ogni giorno.  Durante la sua omelia, Papa Francesco ha detto che i campioni diventano tali allenandosi costantemente e con umiltà ogni giorno e così anche noi, per diventare campioni nell’amore, dobbiamo “allenarci” facendo nostre proprio le sette opere di misericordia.

La grandissima quantità di coetanei accorsi a Roma per l’occasione è stata per i ragazzi un incentivo ad andare avanti nel loro cammino di gruppo giovanissimi. In un’età come la loro (e non solo) spesso si fa fatica a fare qualcosa di “alternativo” e serve coraggio, ma il vedere cosi tanti ragazzi uniti dagli stessi ideali e dalla stessa voglia di cambiare le cose  è stato sicuramente un grande apporto di coraggio e di soddisfazione.

Sono stati tre giorni intensi, ricchi di condivisione ed emozioni, e noi educatori speriamo che in qualche modo siano riusciti a muovere qualcosa -anche se in piccola parte- nella vita dei ragazzi e a dar loro una marcia in più per vivere una vita piena e ricca di valori. “La vostra felicita non ha prezzo e non  si commercia; non è una app che si scarica sul telefonino: nemmeno la versione più aggiornata potrà aiutarvi a diventare liberi e grandi nell'amore".

 

Irene Seno

 


Al termine della tre giorni i ragazzi hanno risposto ad alcune domande: per motivi di spazio dobbiamo sceglierne solo alcune…

 

Alla domanda “Cosa mi porto a casa?” hanno risposto così:

“Porto a casa una bellissima esperienza indimenticabile e dei nuovi insegnamenti per le relazioni con le persone, come pormi nei loro confronti”

 “Una nuova esperienza divertente, in compagnia di amici, ma allo stesso tempo che fa riflettere e ha un significato particolare”

 “Primo il fatto di vedere quanta gente da tutto il mondo ha intrapreso questa esperienza, secondo una visita di Roma che non delude mai.”

“Il volto del papa pieno di dolcezza e semplicità. I bei momenti passati insieme, il ristorante, il camminare... E poi la felicità di una bella esperienza fatta con le persone a cui voglio bene”

“La consapevolezza di aver vissuto un’espe-rienza di gruppo molto forte e di essere sempre più vicino a Dio”

 “Le parole che mi hanno fatto riflettere e che mi hanno aiutata ad affrontare i momenti di difficoltà: parole come ‘perdono’ che ci aiutano a vivere meglio: e il divertimento nello stare in un gruppo di amici in serenità”

 “Ciò che mi ha colpita, ovvero la condivisione che ho avuto con i compagni ed il fatto di essere stata insieme a molte persone con un’unica fede. Mi sono piaciuti molto sia i momenti più riflessivi che quelli più movimentati”

 

Hanno poi completato così quest’affermazione:  Misericordia per me è…

“… saper perdonare e avere pietà degli altri”

“… aiutare il prossimo, aiutare le persone in difficoltà e magari ogni tanto anche mettersi nei loro panni per cercare di capire, almeno in parte, la loro difficoltà”

“… opere che si fanno per il bene degli altri (bisognosi e non), che rendono il mondo migliore”

“… il perdono e l’aiuto nei confronti degli altri”

“… la solidarietà e l’amore verso il prossimo senza badare a quello che dice la gente perché, come ha detto il papa: «L’amore è libero»”

“… aiutare gli altri senza rovinare se stessi anzi, migliorandosi. Ogni volta che si rivolge un sorriso, un’occhiata, un po’ dell’amore che abbiamo va da qualcun altro e a quel punto scatta il circolo virtuoso, quella persona  è felice e sorride ad altri: può fare solo che bene. Senza misericordia non si imparerebbe mai a volare, si sarebbe  come impigliati  in una palla di ferro (rabbia, odio) che tiene a terra, non fa spiegare le ali” 

“… mettersi alla pari con gli altri, donarsi agli altri”

 “… saper perdonare tutte le persone, anche se queste non ti sono simpatiche o amiche”

“… aiutare le persone nel momento del bisogno, sopportare le persone insopportabili, dare una seconda possibilità a chi mi ha fatto del male”

 “… aiutare chi è in difficoltà, visitare chi è solo, far sorridere pure lui. Dare ciò che si ha a chi non ha nulla, anche se si ha poco”

“… l’umiltà di mettersi allo stesso livello di tutte le persone che ci circondano, il coraggio per aiutarle e per lasciarsi aiutare”

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