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I RAGAZZI DEL ‘99

Com’erano i ragazzi del ’99 cento anni fa? Come sono i ragazzi del ’99 oggi? Queste sono le due domande che hanno ispirato la realizzazione del primo campo invernale vicariale, svoltosi dal 6 all’8 gennaio. Coerentemente con la collaborazione che da qualche anno portiamo avanti con le altre parrocchie del vicariato, quest’anno abbiamo deciso di non limitarci ai campi estivi, ma di sperimentare un campo invernale che coinvolgesse tutti i ragazzi dalla prima alla quinta superiore del nostro vicariato. E così, con un gruppone di 58 ragazzi, un’equipe di 8 educatori, 3 cuochi e don Francesco, cappellano di Madonna Pellegrina, il 6 gennaio siamo partiti alla volta di Casa Genziana, sul Monte Grappa. Il tema di questa tre-giorni e stato la Fraternità. Seguendo questo filo conduttore i ragazzi sono stati invitati a conoscere e a immedesimarsi nei ragazzi della loro età che cento anni fa, proprio in quei luoghi, hanno combattuto durante la Grande Guerra e nei ragazzi della loro età che al giorno d’oggi vivono situazioni altrettanto difficili seppur differenti: i migranti. Grazie a varie attività e a una lunga ma gratificante camminata fino alla cima del Monte Grappa, i ragazzi hanno imparato l’importanza della fraternità con chi ci è estraneo, dell’accoglienza e del rispetto verso l’Altro.

Irene Seno

 


IL SINODO DEI GIOVANI

Durante una delle mattine della settimana di permanenza a Cracovia, nel contesto della Giornata Mondiale della Gioventù, il vescovo Claudio ha fatto un importante annuncio ai circa 1500 ragazzi della diocesi di Padova presenti: un’iniziativa che potesse coinvolgere tutti questi giovani e renderli protagonisti della chiesa di Padova, un Sinodo dei Giovani. Inizialmente siamo tutti rimasti colpiti e incuriositi, la parola sinodo non è una parola che si sente tutti i giorni e quando il vescovo ha chiesto di compilare una cartolina che simboleggiasse il nostro impegno e il nostro interesse le nostre perplessità non sono state poche. La parola sinodo deriva dal greco, significa “cammino insieme” e quello che ha voluto proporci il vescovo Claudio è proprio un percorso di dialogo, ascolto, confronto che coinvolga tutti i giovani della nostra diocesi per capire chi siamo e dove vogliamo andare come Chiesa.

La domanda centrale attorno alla quale girerà questo sinodo è: “Cosa, secondo te, vuole il Signore per la Chiesa di Padova?”

Il Sinodo è dedicato a tutti i giovani dai 18 ai 35 anni, sia frequentanti le nostre comunità che non, appartenenti a qualsiasi organizzazione, credenti, in fase di ricerca o atei. Anzi è proprio un invito ad aprire un confronto tra visioni diverse.

 

 

A dicembre c’è stato un primo passo, la veglia di avvento alla chiesa degli Eremitani, a cui hanno partecipato tantissimi ragazzi da tutta la diocesi. Il sinodo comincerà ufficialmente il 3 giugno con una cerimonia e poi si articolerà in quattro fasi:

1.In ogni parrocchia dovremo formare gruppi composti da circa 10 persone, a questi gruppi verrà fornita una traccia, preparata dai ragazzi delle commissioni preparatorie. Tra settembre e dicembre questi gruppi si troveranno tre volte per dialogare e confrontarsi sui temi proposti dalle tracce.

2. Il materiale e le idee prodotte verranno inviate ad un gruppo di persone formato da rappresentanti delle varie parrocchie e realtà della diocesi che metteranno insieme le idee e le proposte.

3. Il risultato verrà consegnato al vescovo nella cerimonia di conclusione del sinodo (19 maggio 2018).

4. Fase di attuazione e concretizzazione.

Il tutto è ancora in fase di progettazione e ideazione, le commissioni preparatorie hanno da subito cominciato a riunirsi e ad organizzare questo sinodo, ma soprattutto riguardo le fasi finali sono ancora in corso d’opera! Il nostro compito, intanto, è quello di spargere la voce e coinvolgere quante più persone possibili per la formazione dei gruppi di lavoro. E un’occasione per parlare, condividere e ascoltarsi su temi riguardanti la nostra vita, le nostre attese e le nostre domande; proprio per questo il Sinodo non deve essere visto come un’esclusiva dei ragazzi che frequentano la parrocchia e le Messe, ma un’occasione per coinvolgere anche chi si è allontanato o è in ricerca.

Per maggiori informazioni ci si può iscrivere alla newsletter visitando:

 www.giovanipadova.it. 

Irene Seno

 

 


ACR Azione Cattolica ragazzi
UN SOGNO CONDIVISO

Molti di voi probabilmente avranno visto in chiesa il cartellone sui sogni: “Qual è il mio sogno? Cosa sogno per la mia comunità?” e si saranno chiesti di che cosa si trattasse. Per soddisfare la vostra curiosità abbiamo pensato di scrivere questo articolo. Ma partiamo con ordine, dall’inizio. Quest’anno noi dell’ACR (Azione Cattolica Ragazzi) stiamo affrontando proprio il tema del sogno, attraverso il quale vogliamo raggiungere la gioia piena. Ognuno di noi ha dentro di sé numerosi sogni, che fungono da stimolo e da orientamento per la nostra vita.

La prima tappa del nostro percorso è stata imparare a distinguere quali sono i desideri più importanti e radicati nel nostro cuore e capire che, per raggiungere tali obiettivi, non si può rimanere chiusi in se stessi, ma è necessario l’aiuto e il supporto di altre persone. Infatti il modo migliore per realizzare i propri sogni sta nell’aiuto reciproco, nella condivisione e nel confronto.

È per questo che, dopo averne discusso con i ragazzi del gruppo ACR, abbiamo deciso di fare le cose in grande: chiedere a tutte le persone della nostra comunità quali erano i loro sogni! Da qui le “scatole dei sogni” che avete trovato nel mese di novembre in chiesa. Ed eccoci di nuovo al cartellone di cui parlavo all’inizio. Dopo aver letto, con i nostri ragazzi, i vostri sogni personali e per la comunità, abbiamo deciso di esporli su un cartellone, per condividere anche con voi quello che per noi è stato un ottimo spunto di riflessione. Da alcuni di questi sogni è nata anche l’idea di cantare e suonare con i ragazzi dell’ACR una domenica al mese alla Messa delle 11 per animarla e aiutare tutti i parrocchiani a sentirsi parte di questa comunità!

Ma il percorso sui sogni e sui desideri non si è fermato qui. Nei primi mesi dell’anno, seguendo l’esempio di Gesù, abbiamo capito che la realizzazione dei nostri sogni si fonda principalmente su tre parole fondamentali, tre qualità che si possono avere e coltivare: Umiltà, Mitezza e Coraggio. Queste caratteristiche, assieme alle abilità personali che contraddistinguono e rendono unico il percorso di ciascuno, sono basi sicure e, come ci testimonia Gesù, sono punti saldi dello stile del cristiano e di una comunità “di pace”, in cui ognuno si sente parte di un’unica famiglia. Stiamo continuando tuttora il nostro cammino verso la gioia piena facendo nostre queste tre caratteristiche e cercando di usarle per realizzare i nostri sogni. Allo stesso tempo ci stiamo preparando al grande evento che concluderà il nostro percorso di quest’anno: l’ACRissimo. Questa grande festa diocesana, che ricorre una volta ogni quattro anni e vede protagonisti i ragazzi dell’ACR (ma non solo!) e le loro famiglie, si terrà al Seminario Minore di Rubano il 21 maggio e sarà una giornata di giochi, divertimento e condivisione. Cogliamo quindi l’occasione per estendere l’invito a tutte le famiglie della nostra comunità! In parrocchia abbiamo appeso qualche cartellone con le informazioni su questo evento. Per le iscrizioni (entro il 7 maggio) o per qualunque chiarimento vi lasciamo i nostri contatti. Ringraziandovi ancora per la vostra disponibilità e voglia di mettervi in gioco nel condividere i vostri sogni con noi, vi salutiamo e speriamo di vedervi numerosi all’ACRissimo.

Federica Bolisani, Francesco Cenzato

(Federica 377.1024394  Francesco 320.1452287)


Giornata Mondiale della Gioventù 2016 Cracovia
LA MIA ESPERIENZA (seconda parte)

(Nello scorso numero di Vita Nostra, Chiara ha raccontato la prima parte del viaggio, dal 19 al 24 luglio 2016, in cui il gruppo aveva base a Cieszyn, con le attività, le escursioni, la visita al campo di Auschwitz-Birkenau)

 

Il VIAGGIO CONTINUA...

 

KLIMONTOW

E PROSZIOWICE

 

È arrivato il momento di lasciare Cieszyn per continuare il viaggio ed entrare nel vivo della GMG. Domenica 24 luglio la città ci saluta e ringrazia con una serata di canti e balli. La mattina seguente si sono uniti a noi altri mille ragazzi della diocesi di Padova (coloro che avevano scelto di partecipare solamente alla settimana principale degli eventi della GMG). Insieme, in pullman, siamo partiti alla volta di Cracovia e, senza accorgerci, abbiamo varcato un nuovo confine. Non nel senso geografico, ma un confine mentale: il viaggio non più come “vacanza” (a cui generalmente siamo tutti abituati), ma come “pellegrinaggio”. E la differenza la vivi davvero solo quando ci sei catapultato dentro.

Abbiamo raggiunto quindi Proszowice e la sua frazione Klimontow che costituivano la base della Diocesi di Padova per raggiungere gli eventi della GMG. Infatti, per questioni logistiche, molti dei pellegrini non alloggiavano a Cracovia ma in più aree, sia nella città che nella “periferia” (fino ad un massimo di due ore circa di distanza in auto). Per quanto riguarda il nostro vicariato, siamo stati divisi in piccoli gruppi e ospitati da alcune famiglie di Klimontow che ci hanno accolto con grande entusiasmo nella loro semplicità.

Essere ospite di qualcuno fa riflettere sulla propria ospitalità: Siamo persone ospitali? Ma soprattutto: cosa vuol dire ospitare?

In genere non si hanno molte occasioni per ospitare, se non per invitare a cena qualche amico, parente o comunque qualcuno di conosciuto. E, di norma, il tutto avviene in una data e in un orario stabiliti: così c’è il tempo di ordinare, pulire, cucinare o rifare i letti. Forse, però, la vera ospitalità si ha quando tutto questo non accade: quando arriva qualcuno che non conosci molto bene, quando non hai il tempo di sistemare tutto e questo ospite entra nella tua casa quotidiana (che non è sempre pulita e ordinata al 100%) ma soprattutto quando non sapevi affatto di dover ospitare qualcuno. Chi mi ha ospitato a Klimontow non mi ha fatto accomodare tra le sue apparenze, ma nella semplicità di una vita nella campagna polacca, dove aveva da offrirmi un pavimento in un ufficio, accogliendomi con la tovaglia buona ma anche con la fatiche della sua vita.

 

GLI EVENTI PRINCIPALI DELLA GMG

Dal 26 al 30 luglio siamo rimasti a Klimontow e la nostra giornata seguiva più o meno questa scaletta:

· Catechesi

· Spostamento a Cracovia (circa un’ora, tra pullman e mezzi pubblici)

· Pranzo

· Evento pomeridiano al Błonia

· Ritorno a casa

 

NOTA BENE: Quando si partecipa ad una GMG per la prima volta, sorgono spontanee delle aspettative, oppure il desiderio di partecipare in un certo modo, con un certo spirito. Puntualmente, molte di queste cose vengono disattese. Infatti, nelle varie giornate, oltre agli orari e alle scalette degli eventi, ci sono da contare gli autobus persi, i tempi morti (il cui ordine di grandezza sono le ore), folle immense che ti costringono a cambiare strada (generalmente allungando il percorso), oppure a metterci mezz’ora per fare 50 metri e soprattutto la stanchezza, il sonno e la fatica che si accumulano dopo giorni in cui non fai che camminare.

 

Potete capire, quindi, che la realtà delle cose sia molto diversa dal film che uno si era fatto nella testa. E questo ovviamente influenza anche lo spirito con cui si vivono gli eventi: generalmente si pensa che la GMG sia il momento in cui una persona raggiunge l’apice della sua fede o ha l’occasione per vivere dei momenti con particolare ardore. È un’immagine molto bella e romantica e tutti vorrebbero che fosse così, però la realtà non è sempre questa. La realtà ti porta ad addormentarti durante la cerimonia oppure a rinunciare preventivamente a molte cose perché sai che, anche facendo la coda, non riuscirai a vederle per la mole di persone.

26 luglio  -  Finalmente Cracovia

“Finalmente vedremo Cracovia!” era il pensiero nella testa di tutti, eravamo carichi di entusiasmo ed energie. Dopo la sequenza di mezzi di trasporto (in macchina Klimontow – Proszowice + navetta fino alla periferia di Cracovia + mezzi pubblici fino al centro) arriviamo finalmente ed entriamo in un nuovo mondo! Colori dappertutto, persone di ogni nazionalità che sventolano bandiere, palchi e cartelli a segnalare i vari luoghi di ritrovo e aggregazione di contorno agli eventi principali. Tutto questo nel contesto della bellissima città di Cracovia: un sogno! Proprio qui iniziano, però, le prime difficoltà. Il gruppo del vicariato di San Prosdocimo (costituito da circa venti persone) deve dividersi per muoversi con più libertà, anche se questo vuol dire, purtroppo, vivere certe esperienze solo con alcune persone e non con tutto il gruppo. A causa della folla, la nostra visita della città si è ridotta ad un giro per la piazza centrale (Piazza del Mercato) e alla contemplazione (rigorosamente dall’esterno) della Chiesa Mariacki.

Siamo giunti poi al Błonia, un campo gigante nei pressi della città. Come potete immaginare, dire che questo campo è grande è assai riduttivo: quando ci sei dentro vedi intorno a te un oceano di persone senza fine. La prima cerimonia di accoglienza ci ha fatto prendere le misure con gli spostamenti delle masse (tempi eterni di uscita e a volte un po’ di panico, perché la folla ti porta dove vuole lei e non dove vorresti tu) e con il meteo estremamente variabile. Ma soprattutto con la difficoltà a vivere a pieno gli eventi principali (a causa di ritardi o uscite anticipate, problemi con la lingua, eccessiva lunghezza, stanchezza, etc.) e con tutta la delusione che questo può comportare (visto che per poter raggiungere il posto e tornare a casa perdi tutta la giornata).

Non era forse già il cammino parte del momento?

Sebbene io non sia un’esperta di pellegrinaggi, forse il segreto non è tanto l’ardore che senti durante l’evento o la preghiera che fai sotto il palco dove c’è il Papa, ma la preghiera che non ti accorgi di fare con la fatica del tuo camminare o con la volontà di essere lì anche se sai che vedrai poco o niente e che ci perderai tutta la giornata.

 

27, 28 e 29 luglio  -  Tanti eventi, catechesi e stessa routine

Le mattine seguenti iniziavano con le catechesi, tenute dal Vescovo Claudio o da altri vescovi italiani. Sono stati per me dei momenti davvero intensi, di ricerca e di riflessione intima e personale, quello che non riuscivo a vivere a pieno negli eventi principali.

Nei vari pomeriggi si sono susseguiti:

· la terribile giornata al Santuario della Divina Misericordia di Lagiewniki (viaggio interminabile per arrivare, cibo congelato per cena, folle oceaniche per raggiungere il Santuario, messa del vescovo Claudio estremamente difficile da seguire per problemi logistici dovuti alla mole di persone), la cui unica parentesi felice è stata la visita al Centro Giovanni Paolo II con i suoi meravigliosi mosaici;

· la cerimonia di accoglienza del Papa di cui ricordo qualche pezzo di discorso ma soprattutto folle festanti;

· la bellissima e intensa Via Crucis, che sono riuscita a vivere veramente (al contrario di altri eventi).

In questi tre giorni c’è stato un crescendo di emozioni, che mi ha preparato alla parte più intensa della GMG (per certi aspetti la parte più terribile, per altri la parte più bella), il vero pellegrinaggio: l’esodo verso il Campus Misericordiae.

Chiara Cecchin

(continua nel prossimo numero)

Chiesa di Santa Maria (Mariacki) - Cracovia

 

Centro Papa Giovanni Paolo II

 

Mosaico raffigurante Giovanni Paolo II, Centro Papa Giovanni Paolo II

 

 

Un momento della Via Crucis del 27/07

 

 

Pellegrini al Błonia il 28/07

(continua nel prossimo numero)

     
  

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