Il patrimonio dei ricordi
LUISA PRANOVI MARCUZZI

Le prime volte che vedevo Luisa entrare in chiesa così elegante nel vestire e nel portamento, mi dava un senso di forza, di perfezione, di soggezione, quasi di distanza. Poi conoscendola, in varie occasioni quali il gruppo delle sue amiche, o in casa o nelle attività della cucina parrocchiale, ho sempre più apprezzato la sua affabilità nei modi,  la concretezza, a volte disarmante, dei suoi discorsi, l’arguzia e la simpatia dei suoi ragionamenti e delle sue battute,  la raffinata praticità, l’ilarità e la saggezza, espresse nel valutare le persone, i fatti e le cose della vita, complesse o semplici che fossero.

La sua grande professionalità sartoriale era evidente ed era espressa da tutte le sue creazioni. Apprezzava tanto i fiori con cui abbelliva con gusto e raffinatezza la sua casa e il giardino. Ma ciò che più emergeva dai suoi discorsi e dalle sue attenzioni era il grande amore per la famiglia, l’attenzione continua dedicata al marito e alle figlie e la raffinatezza che traspariva sempre andando a visitare la sua casa. Delle figlie raccontava le somiglianze e le differenze e, con un’amorevolezza tutta particolare, ne descriveva i caratteri e lo stesso faceva per i nipoti che vedeva crescere sotto i suoi occhi.

Per un lungo periodo, attorno ad un tavolo coperto con l’opportuno tappeto verde, si sono trovate quattro singolarissime signore per giocare a “scala quaranta”; le partite a carte erano l’occasione per ritrovarsi fuori dall’ambiente della Cucina parrocchiale ma, soprattutto, erano il momento in cui uscivano le battute più simpatiche, i racconti delle vicende personali e altrui e, più di tutto, emergevano in modo evidente i caratteri, magari per commentare una giocata brillante o superficiale. Era uno spasso sentirle dal mio studio e certamente le battute più spiazzanti, più salaci e più concilianti erano di Luisa.

L’amicizia di quelle quattro signore si era rafforzata e alimentata per anni, tanti anni, nella Cucina parrocchiale in cui si trovavano, insieme ad altre, per pianificare, lavorare e sfornare, con amore, con fatica, con abnegazione ma anche con piacere, tanti e succulenti piatti per ogni tipo di festa conviviale e comunitaria. E, proprio per le signore della Cucina, Luisa, normalmente vestita con le sue camicette di seta molto eleganti, ha progettato e realizzato la “divisa” per le Cuoche.

Cosa dire della grande fede che l’ha sostenuta sempre e particolarmente di fronte al dolore crescente e alla consapevolezza dell’ineso-rabilità del male che la stava colpendo? Basti ricordare che  volle festeggiare con i famigliari e gli amici i suoi 49 anni di matrimonio, dicendo: “Non so se riuscirò a festeggiare le mie nozze d’oro”. In quell’occasione mi era parsa sì stanca, ma sempre elegante, concreta con le sue battute e frasi argute, simpatiche e piacevolmente disarmanti.

Della sua eleganza, della sua amicizia, della sua simpatia e del suo brio, così come del suo sorriso, ci resta ancora ben vivo il ricordo. Passando per Camin è per me importante e quasi doveroso andare a darle un saluto e una preghiera: sono ciò che vale più di ogni parola.

Adesso di Luisa sono rimasti fra noi i ricordi e l’anima. possiamo solo immaginarla tra le braccia del Padre, dedita a pregare per i suoi cari, per Iginio prima di tutti e poi le figlie e le loro famiglie e anche per noi tutti, affinché sappiamo trovare la forza per superare il dolore della sua scomparsa, senza mai dimenticare il ricordo di una così particolare persona e amica.

E un “grazie” mi sento di rivolgere a Iginio, perché puntualmente ci aiuta a tenerla presente e viva dentro di noi.

Grazie, cara Luisa, dai tuoi amici.

Gianpaolo Benatti

 

 

     
  

torna all'indice - Vita Nostra aprile 2017 - anno 12 numero 1