Casa di Accoglienza
LA VOLONTARIA DEL LUNEDÌ

Lunedì, ore 9: è il mio appuntamento settimanale con la Casa di Accoglienza.

Mentre percorro la strada che da casa mia porta in via Verci, mi è capitato qualche volta di pensare: ma quanti anni sono trascorsi dall’inizio del mio servizio?

Non riesco a ricordare la data esatta, ma mi sembra sia coincisa con l’uscita dei nostri due figli da casa e con la voglia di poter dedicare un po’ del mio tempo a qualcosa di utile: quindi ormai quasi dieci anni.

Quello che riesco a dare è ben poco rispetto a quello che ricevo: l’incontro con le persone, con le loro storie, il loro bagaglio di esperienze, di sofferenza e di speranze, è un momento privilegiato che, in qualche modo, ha segnato un cambiamento nella mia vita!

Infilo la chiave nella toppa del portoncino, lo apro e subito mi assale un fortissimo odore di soffritto di cipolla. Non è una cosa poi tanto strana, perché molti dei nostri ospiti preparano in anticipo il pranzo. Legati agli orari di visita dell’o-spedale, mangiano un po’ a tutte le ore e, quando possono, si avvantaggiano nello svolgimento delle mansioni quotidiane.

Maria Vittoria è, come tutti i giorni della settimana, alla sua “postazione di battaglia”. Se non ci fosse bisognerebbe inventarla!

Stamattina in cucina c’è un bel po’ di movimento: c’è chi, per l’appunto, è già ai fornelli e chi si appresta a fare colazione. Sembra di essere in famiglia! Qualcuno mi offre una tazzina di caffè appena fatto. Due parole con la signora calabrese che è nostra ospite da prima di Natale e che ieri avevo incontrato alla Messa delle 11 nella nostra chiesa. Poi, comincio a darmi un po’ da fare. Oggi, non ci sono stanze da preparare: tra sabato e domenica la casa si è riempita con i nuovi arrivi… ma che la casa sia piena non è una novità! Ci sono, comunque, da dare i cambi delle lenzuola e degli asciugamani a chi è qui da più di una settimana, e poi ci sono gli spazi comuni da riordinare e pulire.  

Io sono la volontaria del lunedì, quella che dà un po’ il “tormento” agli ospiti perché: “Ho appena lavato le scale; in reparto notte non si può salire perché è bagnato; dovrei pulire la cucina”… Non è sempre facile con tutto il via vai di gente che abbiamo ma, il più delle volte, le mie “esternazioni” riescono a strappare un sorriso e a creare un clima di amicizia e di solidarietà.

Forse, proprio stamattina, sono riuscita a risollevare lo spirito al signore della stanza 3, che è in attesa di tornare a casa dopo aver subito un trapianto. Purtroppo, si è preso l’influenza e la partenza è rinviata. “Il mio problema è un po’ più grave che scivolare su di un pavimento bagnato”! E insieme ci siamo fatti una bella risata!

Oggi abbiamo anche la presenza dei sarti (marito e moglie che soggiornano nella casetta) che hanno dato la loro disponibilità per sistemare qualche orlo della biancheria, per fare qualche piccolo rammendo. Non è la prima volta che un ospite si mette a servizio degli altri. Ricordo, in particolare, la signora pugliese che trascorreva il suo tempo libero facendo orecchiette per tutti, la signora che ci stirava il bucato (ce n’è sempre una montagna!), il nostro amico Benito che viene da noi almeno due volte all’anno per le sue terapie: ha le mani d’oro nel “bricolage” domestico. Credo di avergli visto fare di tutto: dalla verniciatura degli infissi alla sostituzione delle corde delle tapparelle, dal ripristino di qualche armadietto scardinato alla pittura del vano scala…

Un modo per riempire le giornate? Per sentirsi utili? Per impegnare la testa in momenti difficili? Per sentirsi, in qualche modo, a casa e in famiglia? Credo che, in tutti, ci sia un gran bisogno di quotidianità, di normalità, di non sentirsi soli… E qui si creano dei legami veramente forti, in particolare tra le persone che, periodicamente, tornano per accertamenti personali o dei loro famigliari, o per la recrudescenza di qualche malattia. Vedi gli ospiti parlare fra di loro, raccontarsi (a volte nei loro dialetti dai suoni incomprensibili), scambiarsi piccoli favori, condividere gioie, dolori e speranze: anche per noi volontari che assistiamo dal di fuori alle loro vite incrociate, sono momenti di famiglia!

È quasi mezzogiorno, l’ora di tornare a casa. Oggi, ho qualcosa in più da portare con me: il sorriso tenero ed il “ciao” di Alì, ometto di 5 anni con i piedini fasciati, che sta affrontando con coraggio la battaglia contro la sua malattia.

Anna Feltini, la volontaria del lunedì

(Scrivendo questo articolo ho voluto dare voce a tutti i volontari della Casa di Accoglienza che esercitano varie mansioni, ma sempre in spirito di servizio e di disponibilità verso gli altri) 

 

L’entrata della Casa di Accoglienza

 

Nella cucina della Casa di Accoglienza

 

 

 

     
  

torna all'indice - Vita Nostra aprile 2017 - anno 12 numero 1