NONNI CHIAMATI A SOGNARE

Papa Francesco li ha definiti “nonni chiamati a sognare e dare il loro sogno alla gioventù di oggi”. Nella nostra parrocchia ce ne sono tanti. Persone che in questo quartiere hanno messo su famiglia, cresciuto i figli, partecipato in diverso modo alla vita della comunità, sono invecchiate e adesso appartengono a quella che viene definita “la quarta età”. È una cosa che succede dappertutto, ma che nella nostra zona ha assunto caratteristiche particolari. A differenza di altre aree urbane periferiche di Padova nate negli stessi anni, quella di San Camillo ha legato le proprie origini alla realizzazione dell’ospedale, per ospitare famiglie di medici, insegnanti o impiegati. Era un quartiere giovane, pieno di bambini. Dalla crescita turbinosa degli anni Settanta, la nostra comunità ha subito, pur sempre con le proprie peculiarità, i mutamenti che hanno caratterizzato il contesto padovano, dalla crisi economica all’invecchiamento della popolazione. Spesso i figli di quelli che avevano animato i primi anni del quartiere si sono trasferiti altrove.

I dati diffusi dal Comune di Padova relativi al 2016 rivelano, per il quartiere Forcellini, un indice di vecchiaia (il rapporto tra la popolazione con più di 65 anni e quella con meno di 15), pari a 2,73, decisamente superiore ai 2,11 dell’intero Comune. L’età media è di 49,1 anni, contro i 46,7 cittadini. A supportare la componente sempre più numerosa degli ultraottantenni, o comunque di persone anche autosufficienti ma che hanno bisogno di cure o di accompagnamento, ci sono i parrocchiani della terza età, attivi e con più tempo libero in quanto pensionati, che si adoperano innanzitutto per lenire il problema più sentito: la solitudine. Ma l’obiettivo di questo impegno è più ambizioso: arrivare ad una maggiore integrazione restituendo alle persone anziane quel valore di radici della nostra comunità, di depositari di legami affettivi forti e di esperienza che rappresenta un patrimonio unico e insostituibile.

“Nella nostra parrocchia”, dice Padre Roberto, “c’è sempre stata un’attenzione agli anziani. L’esigenza di organizzare questa attenzione si è cominciata ad avvertire negli anni Ottanta e ha portato alla costituzione del Movimento Età Libera, un bel gruppo molto attivo che per una ventina d’anni ha promosso molte iniziative, conferenze culturali, pellegrinaggi, gite. Ora le persone anziane sono molto più numerose, ma il Movimento non c’è più. È cambiata la mentalità e questa è una priorità anche a livello vicariale. Voglio quindi lanciare un appello ai parrocchiani: fate delle proposte concrete, organizzatevi per coinvolgere le persone anziane, perché non siano lasciate sole. Bisogna trovare delle nuove forme di aggregazione rivolte agli anziani, che li facciano veramente sentire una risorsa per la società e non un fardello”.

Nella nostra parrocchia, ma all’interno del centro Civitas Vitae, la struttura dell’O.I.C. di via Nazareth, è presente anche l’associazione Vada (Volontari Amici degli Anziani). I volontari tengono compagnia agli ospiti della struttura, li accompagnano nelle passeggiate, li ascoltano e organizzano attività culturali e ludiche, conferenze, spettacoli musicali e teatrali, letture in collaborazione con gli educatori. L’idea è quella di contrastare la solitudine promuovendo la socializzazione non soltanto tra anziano e volontario, ma anche tra anziano e anziano. La presidente dell’associazione, Ornella Miceli, si è sempre occupata degli anziani, anche professionalmente come coordinatore medico del centro residenziale Umberto I di Piove di Sacco. “A differenza di altri quartieri”, spiega, “nel nostro gli anziani preferiscono rimanere a vivere qui. Ci sono anche gli ospiti che non hanno nessuno e che quindi necessariamente devono entrare in una struttura, ma in generale, per molti di loro, trasferirsi all’O.I.C. è invece una scelta. Mantenere delle relazioni personali positive è fondamentale per il mantenimento del benessere psichico e questo è l’obiettivo delle attività. Noi cerchiamo di coinvolgerli mantenendoli anche al passo coi tempi. Ci sono persone di novant’anni, ad esempio, che fanno corsi di computer, oppure preferiscono la musica o il teatro, spesso in base alle loro passioni di sempre. Si avverte però una scarsa integrazione della struttura con il resto del quartiere”.

Durante lo scorso periodo di Avvento, in uno dei laboratori della struttura gli ospiti hanno realizzato un presepio lavorando il legno con il supporto dei volontari. “Quando abbiamo allestito il presepio”, dice uno di loro, “li ho visti rinascere, commuoversi. Anche se all’inizio non è stato facile coinvolgerli. A volte il loro atteggiamento è: go lavorà tutta la vita… Poi, lavorare insieme a loro e ascoltare i loro racconti ti permette di cogliere tutta la ricchezza che queste persone continuano a dare".

Fiorenzo Andrian, Fabio Cagol

e Madina Fabretto

 

 

 

     
  

torna all'indice - Vita Nostra marzo 2018 - anno 13 numero 1