CHIESA APERTA

È una chiesa che parla quella che vorrebbe padre Renzo. Chi frequenta la nostra chiesa non può non aver notato i “messaggi” che in diverso modo vengono affissi al di fuori, sotto forma di manifesti, bandiere, disegni, o semplicemente in forma di piante e fiori. Ma i destinatari di questi messaggi non sono i frequentatori abituali della chiesa, ma tutti gli altri. Nessuno escluso. Essere una chiesa “in uscita”, come chiede papa Francesco, vuol dire anche andare a cercare chi è disperso e parlare con chi sta al di fuori. Significa mettere in pratica le parole del Vangelo, citate dal papa: “Voi dunque uscite per le strade e andate ai crocicchi: tutti quelli che troverete, chiamateli, nessuno escluso” (cfr. Matteo 22, 9). “La chiesa che mi piace è prima di tutto una chiesa aperta”, dice padre Renzo, “che sappia parlare al suo interno, ma anche a quelli che passano per strada. Le chiese che non dicono nulla all’esterno mi fanno pensare alle catacombe”. Ma come può parlare una chiesa? Attraverso quali segnali può rivelarsi accogliente anche agli occhi di chi non la frequenta? Innanzitutto la chiesa parla con la pulizia, perché la pulizia e la cura dell’ambiente sono un segno di benvenuto per chi entra e anche per chi potrebbe entrare. Poi c’è la natura: piante, cespugli, fiori, che abbelliscono la parte esterna. La natura è un po’ il simbolo dell’universo, in piccolo. Con la vita che periodicamente muore e rinasce, continuamente, sempre diversa.

Infine si comunica “anche” con le parole, o con le immagini. E questo è l’obiettivo dei manifesti, dei disegni, dei cartelli e degli annunci che vengono affissi fuori dalla chiesa. Messaggi legati alle attività della parrocchia, alla liturgia, ad eventi programmati in diocesi o relativi alla vita della chiesa. Alcuni disegni, ad esempio, possono illustrare i temi che saranno affrontati dalle letture della domenica successiva. Un manifesto può annunciare il sinodo dei vescovi che si terrà a ottobre dedicato ai giovani, o può illustrare i temi approfonditi dai ragazzi della parrocchia nel-l’ambito del sinodo dei giovani. Ci sono anche frasi che fanno riflettere, come quelle prese dal giardino terapeutico della Fondazione ospedale San Camillo di Venezia. Infine le bandiere. In occasione delle festività civili, viene esposta quella italiana, ma a dominare è la bandiera dei camilliani, con una croce rossa. Attualmente ce ne sono tre. Una è stata realizzata a Padova, un’altra viene dalla comunità terapeutica per malati mentali di Predappio e la terza viene  dall’Africa. Il loro scopo è quello di indicare il senso di appartenenza alla parrocchia. Nell’insieme, quello esterno è un messaggio di accoglienza. È come un diario, perché ognuno, fuori, sappia quello che c’è dentro.

Madina Fabretto

 

 

 

torna all'indice - Vita Nostra settembre 2018 - anno 13 numero 2