UN ESEMPIO DA SEGUIRE

Mio marito ed io, per motivi di salute, non possiamo, purtroppo, partecipare, come nel passato, alla Messa nella nostra amata Parrocchia di S. Camillo. Così, non volentieri, talvolta ci accontentiamo della funzione domenicale televisiva. È una cerimonia molto diversa da quella  cui eravamo abituati: non ci sono accanto i nostri sacerdoti, i nostri amici, i canti che ci aiutavano ad avvicinarci al Sacramento con una sensazione profonda di condivisione, di affetto, di solidarietà umana.. Ma tant'è, bisogna adattarsi. Grazie al Cielo, c'è il nostro P. Roberto che, una volta al mese, con la sua sollecitudine di Camilliano, ci porta l'Eucaristia in casa.

Però, domenica 10 febbraio, è successo qualcosa, durante la trasmissione dall'Istituto Serafico di Assisi, che ci ha molto colpito. Gran parte dei presenti erano giovani disabili, anche in modo grave. E ciascuno di essi era assistito da un altro giovane, con cura e tenerezza. Devo dire che tutto ciò mi ha impressionato: quando ero ragazza il pensiero che qualcuno potesse avere bisogno di me non mi aveva toccato. Vivevo la mia gioventù con allegra superficialità, attenta a me, alle mie esigenze, al massimo a quelle dei miei famigliari. Invece lì c'erano dei giovani accanto ad altri giovani, come fratelli con fratellini minori. Ce n'era uno, disteso a terra, continuamente accarezzato da una bella ragazza che lo aiutava a sentirsi sereno, a calmarsi, a cercare di vivere l'ora bella della Messa. Per me è stato un momento di rammarico, quasi di rimorso, e di grande speranza. Speranza nei confronti di questi giovani di cui si sentono dire, purtroppo, tante cose brutte, ma che sono comunque il nostro futuro. Soprattutto in questi casi.

Grazie, figlioli.

Marina Larese Gortigo

 

     
  

torna all'indice - Vita Nostra aprile 2019 - anno 14 numero 1