Speciale 50° di sacerdozio di Padre Roberto

Il 25 maggio abbiamo celebrato il 50° di sacerdozio del nostro parroco, Padre Roberto Nava. Cominciamo quindi questo numero di Vita Nostra con uno “speciale” su questo evento.


OMELIA DELLA MESSA DEL 50°

(nota della redazione: per motivi di spazio, non abbiamo potuto riportare l’intera omelia, e con fatica abbiamo creato questo “estratto”. Potete però ascoltarla intera su www.parrocchiasancamillo.org/omelia50.mp3)

Carissimi fratelli e sorelle, questa Eucaristia raduna la nostra comunità parrocchiale di S. Camillo, per il dono del mio sacerdozio prolungato in un arco di tempo che, a noi mortali, appare certamente rilevante: mezzo secolo. Anche tale lunga durata è un dono inserito nel dono fondamentale del sacerdozio e nella visione più ampia sulle modalità con cui Dio ha voluto chiamarmi. Ho pregato nella colletta di questa Eucaristia: “Il Signore mi ha chiamato al sacerdozio ministeriale, non per miei meriti, ma soltanto per sua grazia e per affidarmi come guida questa cara comunità parrocchiale”.

Dal mio paese natale di Seregno a Padova, io camilliano, votato per vocazione ai malati e restato qui per 50 anni l’ho interpretato un disegno di Dio e della Sua Provvidenza. Io sacerdote e parroco per primo sento l’insufficienza per ringraziare adeguatamente il Signore. L’aver attorno un’intera comunità cristiana, ragazzi, giovani e adulti e anziani. Aver attorno sacerdoti, concelebranti, confratelli e tanti amici venuti da Seregno, mi aiuta molto. Grazie a voi tutti per quello che rappresentate per me.

Un saluto particolare non posso non riservarlo ai miei coetanei coscritti del 1944 e agli altri compaesani. A undici anni sono entrato nel seminario camilliano di Besana Brianza, e tornavo a Seregno solo una quindicina di giorni all’anno, nelle vacanze estive. Alcuni di loro, 50 anni fa, sono venuti alla mia prima S. Messa a Seregno e hanno voluto regalarmi il calice, poi erano presenti al mio 25° e sono venuti quattro volte qui a trovarmi, anche con la mia maestra delle elementari. Li ringrazio per il bel legame di amicizia che è durato nel tempo.

Cari sorelle e fratelli, sono tanti i sentimenti che mi animano nel profondo del mio spirito, li vorrei riassumere in due verbi: ringraziare e ricordare.

Prima di tutto ringraziare il Signore per tutti i doni ricevuti. Se guardo la mia vita di uomo, di cristiano, di sacerdote, di parroco, è il Signore che mi ha tenuto per mano. Ma devo anche ringraziare le tante persone che mi hanno voluto e mi vogliono bene. Tante persone che mi hanno dato una mano, che in questi anni hanno camminato con me nella fraternità, come in una grande famiglia. Tanti fratelli e sorelle che ho sempre sentito vicini e che mi hanno arricchito con la loro viva testimonianza. Devo dire che ho imparato molto e in vari modi da tutti voi.

 

 

Ecco perché la festa del mio 50° è anche ricordare ciò che mi è stato donato. Ricordare, secondo l’etimologia latina, significa “tenere vicino al cuore”. I parrocchiani di oggi e quelli del passato, uomini, donne, bambini, ragazzi, ragazze, giovani e anziani. Volti, occhi, sorrisi, espressioni, vicinanze e lontananze, tristezze e gioie, amicizie ed estraneità, fedeltà e dispersione. Le abitazioni delle famiglie, i numeri di casa, pari e dispari, i malati nelle case, negli ospedali, al centro Nazareth, nella Casa di Accoglienza…

Sì, come un film, che appena mi fermo scorre davanti agli occhi e nella pellicola infinita del cuore.

Tutto questo mondo di persone e di fatti che hanno disegnato le cellule della mia mente, le fibre del mio cuore. Sono fatto della nostra storia, di questa famiglia parrocchiale che è la mia casa e la mia famiglia. Mi si è attaccata addosso e mi è entrata nelle ossa come l’aria che respiro, mi ha fatto vivere come l’acqua che bevo e il cibo che mangio. Ho vissuto gioie e dolori, attese, fatiche e speranze e anche qualche stanchezza e incomprensione.

Ho l’impressione che i miei cinquant'anni siano passati velocemente, forse per l’intensità della vita parrocchiale. Ma devo dire, soprattutto ai bambini, ai ragazzi e ai giovani, che sono sempre stato felice di essere sacerdote e non ho mai rimpianto d’aver scelto questa vocazione. Mi si capisca: non perché sia corso via tutto liscio nella vita! Il sacerdote sa di essere chiamato a condividere più da vicino il mistero di Cristo (segno di contraddizione). E poi la responsabilità di essere un degno suo ministro, uno strumento nelle sue mani. I miei limiti, le mie debolezze, i miei peccati… ma nonostante tutto ho sempre mantenuto una fiducia illimitata in Colui che mi ha scelto fin dalla fanciullezza: “Non voi avete scelto me ma Io ho scelto voi”.

Ci sono tante attese dalla Chiesa e anche dalla nostra comunità, specialmente nei giovani, ci si accorge che la vita non può essere non-senso, nutrirsi di stupidità e di vuotume; si intravede che solo Gesù Cristo e il Suo Vangelo a dare senso alla vita. Cose meravigliose opera lo Spirito Santo nel cuore degli uomini, anche nel nostro tempo.

È ottimismo da giorno di gran festa? No! È espressione della incrollabile fiducia che è Dio, in Cristo vivente nella Chiesa, ad amare e salvare il mondo. Anche oggi! Affidiamoci a Maria, siamo nel mese a lei dedicato. Maria, madre del Signore e della Chiesa, madre della mia e di ogni vocazione cristiana: è lei che ci aiuta a fare un buon cammino verso il Signore.

Amen, alleluia.

 

 

 

Padre Roberto il giorno della sua ordinazione sacerdotale

Ordinazione sacerdotale di Padre Roberto

 

 


IL SALUTO DELLA COMUNITÀ

Prima che la S. Messa abbia inizio, è opportuno dire due parole di introduzione al rito di questa giornata.

Prima di tutto diamo il benvenuto a parenti ed amici di P. Roberto che sono venuti da Seregno per questo festeggiamento.

Ora due membri del Consiglio Pastorale, in rappresentanza di tutta la comunità parrocchiale, porteranno in dono a P. Roberto una casula nuova da indossare, che è il regalo di tutta la comunità.

Ringraziamo don Marco Cagol, Vicario Episcopale per le relazioni con il territorio e cresciuto nella nostra Parrocchia, che è qui a concelebrare questa Messa, per averci dato l'idea della casula ed averci aiutato nella scelta.

Ci è sembrato un regalo appropriato per l'occasione e, non volendo porre limiti alla   divina   Provvidenza,   auguriamo  a P. Roberto di poterla usare per altri 50 anni.

Nell'indossare questa casula, P. Roberto si rivestirà simbolicamente dell'affetto di tutti i suoi parrocchiani: bambini, giovani, adulti, anziani, ed anche di tutti quelli che ci hanno lasciato e già si trovano tra le braccia di Dio Padre. È un affetto maturato nei 40 anni di servizio come Parroco della Parrocchia di S. Camillo, misto ad una profonda gratitudine.

Al termine della Messa, prima della benedizione, un altro rappresentante del Consiglio Pastorale dirà due parole per P. Roberto, a chiusura della celebrazione.

Padre Roberto veste la casula, regalo della comunità


PREGHIERA DI RINGRAZIAMENTO PER I 50 ANNI DI SACERDOZIO DI P. ROBERTO

Permettetemi di iniziare con una testimonianza personale: tanti anni fa non frequentavo assiduamente la S. Messa, se non per abitudine. Attraversavo un periodo difficile. Un giorno, non ricordo perché, mi fece visita il nostro Parroco, che mi ascoltò e mi disse parole di conforto. Concludemmo con un “Padre Nostro” recitato tenendoci fraternamente per mano, come siamo abituati a fare durante le nostre celebrazioni. Da quel momento la mia vita ha iniziato un nuovo percorso, in una rinascita personale e spirituale e con l’inizio del mio cammino di conversione.

“La consolazione non è semplicemente una mano sulla spalla, ci vuole qualcosa di molto più profondo, che non viene dalle buone parole, ma da una presenza personale, da una empatia che è capacità di soffrire insieme”. Questa frase, che ho incontrato nelle mie letture, mi sembra rappresenti bene p. Roberto.

Dall’inizio del suo ministero fra di noi, ha sempre avuto la capacità di coniugare la sua personale sensibilità nei confronti di ogni persona con le sue specificità e con il carisma camilliano, che volge la sua attenzione al mondo del malato. Ha saputo incoraggiare tanti, formandoli nella fede secondo quanto era più vicino ad ognuno, e ha coinvolto tante persone diverse, sollecitandole anche a una particolare attenzione al mondo del vicino ospedale, perché l’esperienza della sofferenza non fosse un arido esercizio professionale, ma soprattutto un esercizio di carità.

Così molti nostri parrocchiani hanno avuto modo di radicare la loro professione medica e sanitaria nella direzione del Vangelo, ricevendone motivazione a operare sempre al meglio, con carità materna nei confronti degli ammalati; altri dedicano tempo ed energie ad attività di volontariato dove c’è bisogno di supporto, con uno stile di vicinanza fraterna. Da queste esperienze maturate nel tempo, p. Roberto ha ideato e stimolato l’attività di accoglienza dei parenti degli ammalati nelle famiglie, che è poi confluita nella realizzazione della Casa di Accoglienza “S. Camillo”.

Uno di noi, che si è integrato sempre più nell’umanità della nostra comunità, costruendo un tessuto di relazioni e di amicizie fraterne. La sua attenzione alla vita delle nostre famiglie è certamente dovuta all’esperienza maturata nella sua famiglia di origine, con cui ha legami tenerissimi, che lo ha educato alla sensibilità e alla discrezione. Quando si rivolge a noi dall’altare si percepisce nitidamente il suo amore per il Padre e l’intensità della sua vocazione, che lo fa essere pastore fra di noi.

Fra di noi ha promosso la formazione permanente con i gruppi di catechesi per gli adulti che da molti anni hanno segnato la vita della nostra Parrocchia, contribuendo in modo decisivo alla maturazione della fede personale. Mi sembra importante mettere in evidenza la sua disponibilità e apertura nei confronti di progetti di carità che ha incoraggiato a portare avanti, coinvolgendo la Parrocchia in itinerari nuovi, dal momento che la vita ci propone esigenze sempre diverse, dove far diventare la nostra fede opera di amore verso i nostri fratelli.

Nel tempo abbiamo imparato a conoscerci. Il suo carattere, non particolarmente estroverso, non ci fa desistere dal volergli bene, perché con la pazienza e la disponibilità reciproche si aprono sempre gli spazi di confidenza e collaborazione.

Insieme abbiamo attraversato momenti belli e momenti difficili, dandoci conforto e aiuto vicendevole. Speriamo che nei suoi momenti difficili abbia percepito e senta ancora la vicinanza e l’affetto di tutta la sua Comunità.

Grazie, allora, caro p. Roberto, a nome di tutti, per averci fatto crescere nel cammino di fede e perché continui a farlo, attraverso le generazioni che si succedono nella nostra comunità.

Ed infine rivolgiamo un ringraziamento riconoscente a Dio, Padre nostro, per averci fatto il dono di p. Roberto, prima cappellano e poi Parroco per quarant’anni della parrocchia di S. Camillo.

Maddalena Ferrero Sidoti, a nome del  Consiglio Pastorale Parrocchiale

 

Messa del 50° - celebranti e assemblea si danno la mano recitando il “Padre Nostro”

Consacrazione nella Messa del 50°

 

 

 


Il gruppo ricreativo

PER IL 50° DI ORDINAZIONE DI PADRE ROBERTO

A Padova, alcuni anni fa – oh … sono già tanti anni fa ! – ha cominciato a crescere un edificio che è diventato già bello alto.

Allora si raccontava che le fondamenta erano buone, solide, fatte con un materiale che veniva da Seregno … e i padovani dicevano: chi sa? vedremo!

Intanto, i vari piani di quell’edificio hanno cominciato a crescere uno sopra l’altro e – quasi non ce ne siamo accorti – sono diventati ben 50 !

In ognuno di questi piani hanno abitato molte generazioni e ognuna vi ha cercato il proprio spazio: c’è chi ha pensato ad arredarlo, c’è chi vi si è trovato bene, c’è chi vi ha creato più spazio; c’è chi ha cercato di cambiare il colore delle pareti e chi le aperture delle finestre ma … intanto i piani sono cresciuti e, appunto, sono diventati 50 !

C’è chi si è meravigliato - e tutt’ora si meraviglia - di come su un impianto “camilliano”, dal sapore un po’ “sanitario” , si potesse far crescere una costruzione certamente “accogliente”, in questa terra padovana e per di più diocesana, ma … così è avvenuto!

C’è chi ha provato più volte a prendere le misure dei vari piani, a capire quale poteva essere l’impianto migliore … perché c’è sempre chi dice la sua e vuole fare le cose secondo i suoi gusti; c’è sempre chi critica e chi dice “sarebbe stato meglio” ma, alla fine, un piano dopo l’altro, la costruzione è lì, ben evidente, ben piantata e anche ben conosciuta.

E allora, anche se vien sempre voglia di fare un bilancio, di prendere bene le misure – ognuno però con il proprio metro … altrimenti che gusto c’è ! – il risultato è – e non può che essere – un grande, grande “grazie” per tutto e per tanto, da parte di tutti noi.

Ancora Grazie e te - Padre Roberto - dai tuoi parrocchiani di ieri, di oggi e di domani.


LETTERA DEGLI AMICI DI SEREGNO

Caro, carissimo don Roberto,

cinquant’anni di sacerdozio non sono proprio pochi e per l'aggiunta intensi come li hai vissuti tu. Cinquant'anni di fede, di lavoro e di sacrificio.

I tuoi parrocchiani di Padova ti amano e ti apprezzano per quanto negli anni tu hai saputo realizzare, con poche parole e tanti fatti.

Ma non è un mistero, fa parte del tuo DNA, del nostro vorrei anche dire; quella caratteristica del brianzolo, concreto e lavoratore, che non si perde in chiacchiere inutili ma guarda al sodo, al risultato.

"Se no uì set al mangia uì vot" dicevano i nostri vecchi per far intendere che non bisogna accontentarsi e dormire sugli allori.

Se poi alla grinta di un seregnese verace del "fort di och" ci mettiamo anche l'aiuto potente del Buon Dio, cosa che non guasta mai specialmente a un prete, e per di più Camilliano, che cosa è impossibile da realizzare ?

Noi tuoi coetanei ti sentiamo sempre vicino, anche se la tua professione religiosa ti tiene lontano da Seregno, e ogni volta che uno di noi inevitabilmente "va avanti" noi sappiamo che rimarrà sempre vivo nelle tue preghiere. Ti vogliamo tanto bene caro don Roberto. Sappi che la tua classe del 1944 è orgogliosa di avere un coscritto come te, combattivo, fedele e sempre disponibile.

Troveremo periodicamente l'occasione di incontrarci, a Padova o a Seregno, perché queste occasioni sono per noi tutti una grande dimostrazione di amicizia e di affetto reciproco.

Grazie don Roberto, per quanto hai fatto e per quanto ancora farai per la tua comunità e per i tuoi coscritti. Ricorda sempre nelle tue preghiere noi e le nostre famiglie. Questa è la richiesta pressante che viene da tutti noi, da quelli oggi qui presenti e anche da quelli che per motivi vari, anche seri, non hanno potuto essere con noi a festeggiarti.

Ricorda: il ‘44 seregnese ha bisogno di te

Messa del 50° - Insieme agli amici di Seregno


altre foto (solo sul sito, non sulla versione cartacea)

con gli amici di Seregno nel 25° di sacerdozio

 
 

foto con il coro dopo la Messa del 50°

 
 
   
 

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