… E GLI ANNI PASSANO...

Invecchiare non è facile, né semplice, né gradevole. L'alternativa non la prendo, ora e in questa sede, in considerazione perché richiederebbe un dibattito estremamente delicato su temi e convinzioni personali e morali. Mentre è innegabile che il passare degli anni comporti cambiamenti psico-fisici evidenti per ogni essere umano dalla nascita in poi. Non voglio parlare di infanzia, di adolescenza o di età adulta, ma proprio della mia, della cosiddetta maturità.

Quando ci arrivi, ti rendi conto gradualmente che il tuo corpo non ha più l'energia di una volta, né la resistenza che ti permetteva di affrontare lavori lunghi senza particolare sforzo, né la possibilità di recuperare con un breve riposo... Non godi più, tra l'altro, dei lunghi sonni notturni o del piacere di un pasto invitante  (quell'alimento te l'ha proibito il medico, quell'altro non lo gradisci più; comincia, ahimè, a piacerti il brodino serale...). Insomma, prendi, o devi prendere, atto che la tua vita sta cambiando.

Anche dal di fuori si vede che non sei più la stessa persona: rughe, capelli bianchi, andatura incerta e lenta. Se eri esteticamente accettabile (o ricorri ad artifici) di solito lo rimani. Ma il mutamento è comunque innegabile.

 

 

 

Tralasciamo le malattie che, con l'allungamento della vita media si sono, secondo me, rese molto più evidenti e frequenti, e veniamo al nocciolo di quello che mi preme dire: non si cambia solo fuori o a livello organico, ma anche "dentro". E, grazie a Dio, questo avviene in meglio. Se penso a quando ero giovane, forte, sicura di me, mi ricordo di mie prese di posizione severe, indiscutibili: è così. E basta.Non c'erano che bianco o nero. Il grigio, nelle sue varie gradazioni, praticamente non esisteva. Se uno aveva sbagliato, peggio per lui. Sì, potevano esserci delle attenuanti, ma si doveva agire in un certo modo, deciso dalla legge o dalla morale o dalle mie idee. Non allontanavo il "reo"  ma lo scrutavo con sospetto. Ed ero quasi sicura che ci "cascasse" di nuovo. Mi sentivo perfino un po' superiore, non infallibile ma quasi.

Ora non è più così. Guardare all'indietro, agli errori dei miei familiari, dei miei amici e soprattutto miei, mi ha insegnato a non giudicare aprioristicamente, a cercare di vedere perché e come chi ha sbagliato l'ha fatto, a non portare rancore. E soprattutto a perdonare. Credevo di non esserne capace, e invece sì. Non dimentico (certe cose non si possono dimenticare) ma vedo l'accaduto in un'altra prospettiva, più allargata, più dolce, più cristiana.

Per questo sono grata a Dio del mio invecchiare sereno. Con gli altri e con me stessa. Comprendendo meglio il mio prossimo e condividendo con lui le gioie e soprattutto i dolori, con empatia sincera e... matura.

un'anziana della Parrocchia

 

 

 

     
  

torna all'indice - Vita Nostra dicembre 2019 - anno 14 numero 3