Il patrimonio dei ricordi

MARINA LARESE BETETTO 

Vivacità, allegria, discrezione e semplicità sono i tratti di Marina che la accomunano nel ricordo dei suoi cari e per i quali rimarrà sempre una persona speciale per tutta la nostra comunità parrocchiale. Insieme alle sue passioni e ai suoi valori: la famiglia, l’amicizia, la fede, l’amore per la scrittura e la lettura. «Mia nonna è stata una persona eccezionale, che non si poteva non amare – dice la nipote – Era una donna intelligentissima, con una memoria veramente unica. Era anche molto testarda e quando diceva “No”, niente e nessuno poteva farle cambiare idea. Però aveva la capacità di alleggerire sempre l'atmosfera, magari con una risata, ed era dotata di una grande autoironia. Amava la vita in ogni suo aspetto, amava la storia, l'arte, la poesia, la musica, il cinema e soprattutto la letteratura, ed è riuscita a trasmettere questo amore a noi nipoti».

Ma l’insegnamento più grande è un altro ancora: «Ci ha insegnato che le cose più importanti nella vita sono tre, la Famiglia, l'Amicizia e la Fede. Se penso alla famiglia, penso ai pranzi domenicali a casa sua, chiassosi, pieni di vita e di energia, con il mio posto proprio di fronte al suo. Per mia nonna la famiglia era la cosa più importante». Un’attenzione fatta anche di tante piccole cose.

«Marina» aggiunge il fratello, «ha avuto nella sua vita la felicità di una famiglia stretta da un meraviglioso legame d’amore. Fino all’ultimo giorno della sua malattia è stata amorevolmente assistita da Mario, Michele, Giovanna, Isabella e Paola, che sono stati un esempio di abnegazione per tutti. Ci ha lasciato dopo nove mesi dalla scomparsa di nostra sorella Paola, ma sento che la vita che io e le mie sorelle abbiamo ricevuto continua nell’amore che ci unisce».

L'amicizia è un altro dei suoi grandi valori. Come ricorda la nipote, «quando i dottori, nell’ultimo periodo, le consigliarono di parlare con una psicologa, lei con la serenità e la schiettezza che la caratterizzavano rispose che non le serviva, perché aveva delle vere amiche. Mia nonna era poi una donna di grande fede. Era una donna coraggiosa che non aveva paura di niente, neanche della morte. Ha amato vivere, credo fosse felice della sua vita, ma credo anche che fosse pronta a lasciarci».

Un aspetto, quello della fede, sottolineato anche dal fratello. «Marina ha avuto una vita felice perché era vissuta con l’amore per gli altri e con la fede. Un amore per gli altri vissuto senza esibizioni, ma sempre con grande semplicità e concretezza, quasi che lei stessa non si accorgesse dei propri sacrifici quando si prodigava per gli altri. E così ha vissuto anche la fede, senza manifestazioni troppo evidenti, ma con sincerità e serenità verso se stessa e verso gli altri. Marina ci ha lasciato con la certezza di rincontrare coloro che non sono più tra noi e che lei ha tanto amato. Ed allora dobbiamo pensare che lei ora sta vivendo la gioia di rincontrarli, e, visto che sono tanti, chissà quanto a lungo durerà la sua festa».

 

 

La sua umiltà si era manifestata anche quando le era stato chiesto di collaborare a questo notiziario parrocchiale. I suoi articoli venivano firmati “Un’anziana della parrocchia”, perché non voleva che si usasse il suo nome. E perché si faceva carico delle condizioni degli anziani. «Questo le derivava dall’amore per la nonna. Per gli anziani ha sempre avuto uno sguardo particolare. Ma voleva stare sempre dietro le quinte, non apparire mai».

Questa attenzione l’ha portata ad impegnarsi con l’associazione Vada nell’assistenza alle persone anziane e sole ospiti del Nazareth. Marina aveva aderito con gioia, ma non aveva voluto “coordinare”. Diceva che si sentiva portata a fare compagnia, a rendere meno dura la vita di queste persone, per portare loro un po’ di serenità e anche di allegria. 

Dopo aver insegnato ad Albignasego e a Legnaro, per 16 anni, dall’80 al ’96, ha insegnato alla Falconetto e di ragazzi della nostra parrocchia ne ha avuti tanti. Ragazzi che poi, una volta diventati uomini, continuavano a trattarla con grandissimo affetto.

E all’insegnamento, per molti anni, ha affiancato anche l’impegno come catechista.

«In parrocchia amava partecipare ai momenti di compagnia – ricorda il marito – nei quali poteva incontrare delle persone. Aveva partecipato agli incontri organizzati dal professor Iori, “La parrocchia si interroga”, dei quali era stata molto contenta, per l’arricchimento che ne aveva tratto. Grazie alla sua vivacità, aveva preso parte con gran piacere anche alle rappresentazioni del Grest, messe in scena anche al teatro Don Bosco. E poi le biciclettate a Tencarola. Aveva la mania di scrivere. Lo faceva per sé. L’articolo che considero quasi un suo testamento spirituale non voluto, è quello in cui racconta come in gioventù non avesse compreso a fondo il senso della vita. Per lei era tutto bianco o nero e poi faticosamente aveva cominciato a capire che non bisogna mai giudicare, perché il giudizio è sempre smentito dalla realtà. E soprattutto ha imparato il perdono. E questo mi ha commosso, perché è la cosa più difficile. Il perdono è un grande atto di umiltà. E Marina aveva la capacità di mettersi sempre in discussione e, così facendo, di rinnovarsi sempre».

Madina Fabretto

 

torna all'indice - Vita Nostra dicembre 2021 - anno 16 numero 2