Speciale benvenuto padre Donato Cauzzo, il nuovo parroco

S. MESSA DI INSEDIAMENTO DEL NUOVO PARROCO,

PADRE DONATO CAUZZO

Eucarestia significa letteralmente “rendimento di grazie” e quella celebrata dal Vescovo mons. Claudio Cipolla sabato 26 novembre nella nostra chiesa di San Camillo è stato un ringraziamento per il nuovo parroco padre Donato Cauzzo e anche per il ministero pastorale di padre Roberto Nava. «Oggi consegniamo questa responsabilità al presbitero camilliano padre Donato – ha esordito il Vescovo – Questi cambiamenti sono sempre delicati e noi ci accostiamo ad essi con umiltà. La chiesa diocesana conta 458 parrocchie ed ora riesce, grazie ai padri camilliani, a dare un nuovo parroco a questa comunità».

Padre Donato è giunto in chiesa partendo dal Don Bosco, con un cammino simbolico, accompagnato dai bambini del catechismo e da altri parrocchiani.

Dopo l’invocazione dello Spirito Santo e la benedizione, in una chiesa gremita, animata dai canti del coro Lellianum e alla presenza di numerosi confratelli camilliani e parroci della diocesi, ha portato un saluto il vice presidente del Consiglio Pastorale Parrocchiale Roberto Baldin, che ha ringraziato innanzitutto «il nostro padre Vescovo che presiede la celebrazione a testimonianza della solennità ed importanza di questo momento, a tutti i sacerdoti celebranti e alla comunità intera. Siamo qui oggi – ha proseguito – sotto lo sguardo amorevole dei parrocchiani, sorelle e fratelli, laici e sacerdoti che sono già nella casa del padre e da lassù ci proteggono, primo fra tutti padre Renzo, nostro speciale angelo custode. Siamo qui oggi, famiglia di famiglie, accompagnati per mano da padre Roberto, a compimento di un percorso pastorale di oltre 50 anni». Baldin lo ha ringraziato «per la dedizione del suo servizio», assicurando che «non gli mancheranno mai il nostro sostegno e il nostro affetto. Lui ci affida – ha sottolineato – con fiducia e comprensibile emozione, al nuovo parroco in un passaggio di testimone che rappresenta una nuova ripartenza, nella continuità camilliana, per la nostra parrocchia. Il cambiamento può spaventare, ma dal cambiamento partecipato si possono sprigionare nuove idee, nuove energie, nuove chiavi di lettura che ci auguriamo arrivino in particolare dai nostri giovani, indispensabili per alimentare la crescita della comunità». Da qui, il sincero e sentito benvenuto a nome del consiglio pastorale a padre Donato.

Il Vescovo ha quindi consegnato al nuovo parroco alcuni simboli del suo ministero, come l’aspersorio con l’acqua benedetta, con cui padre Donato è passato tra le navate della chiesa aspergendo e benedicendo tutti i presenti, e il turibolo con cui ha incensato l’altare. Prima di iniziare la liturgia della parola, Marta Schiavon, come rappresentate della comunità, ha ringraziato il Vescovo. «Consideriamo un grande dono – ha sottolineato – che Lei oggi abbia offerto a noi un nuovo parroco», ricordando anche la crisi delle vocazioni e che proprio dal grembo della comunità possono nascerne di nuove (tra i sacerdoti presenti c’era anche don Marco Cagol, che proprio nella parrocchia di san Camillo ha mosso i primi passi del suo percorso vocazionale). «Vogliamo accogliere l’arrivo di padre Donato con un sentimento di fiducia. Siamo contenti di poterlo accogliere come comunità cristiana, per camminare insieme dietro il nostro leader, il Signore Gesù».

 

 

 Dopo le letture, mons. Cipolla ha iniziato la sua omelia osservando che il ministero di padre Donato nella nostra parrocchia è iniziato proprio la prima domenica di avvento ed invitando quindi la comunità ad interrogarsi sul proprio percorso, come segno di accoglienza nei confronti del nuovo parroco. «Quando guardiamo un’opera d’arte, se qualcuno ce la spiega, possiamo gustarla. Così l’Avvento, che è un tempo di attesa, in cui noi cristiani attendiamo il ritorno del nostro Signore Gesù nella gloria e nella sua potenza, in mezzo a noi». E riprendendo l’esortazione del Vangelo di Matteo, ha ripetuto: «Vegliate dunque. Il rischio che corriamo è non accorgerci dei cambiamenti in atto, di attraversare gli eventi senza coglierne la bellezza. Attraversare il Natale senza coglierne la bellezza. Vegliate dunque. Siate pronti, perché il rischio è che passi il tempo e ci trovi distanti dal Signore». E cosa ci può allontanare dal Signore? Le nostre abitudini, il dono del benessere, le preoccupazioni. «Prendete come abito la vita di Gesù, le sue speranze, i suoi pensieri e le sue attese». Quindi, riprendendo la prima lettura, dal libro del profeta Isaia, dove dice che i popoli “Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri”, ha ricordato la guerra in Ucraina. «Il rischio è che smettiamo di sognare un mondo diverso, non solo qui, ma anche in Africa, in Asia… Sono i sogni di un cristianesimo vestito di Gesù. Non è che i ragazzi stanno male perché li abbiamo privati della possibilità di avere dei sogni? Dobbiamo riprendere a sognare. Un presbitero che viene a fare il parroco viene a tenere vive le speranze che ci ha insegnato Gesù. A dare il suo contributo perché la vostra comunità sia una comunità che ha dei sogni, dove ci si vuole bene, dove tutti si sentono accolti. L’Eucarestia che celebriamo vuol dire accettare che il Signore ci tenga svegli. Padre Donato ha questo compito. La vostra è una comunità viva e voglio in questo senso incoraggiarvi. Perché c’è tanto bisogno di comunità sveglie».

In un momento di grande intensità, Padre Donato ha quindi rinnovato davanti al Vescovo le promesse fatte il giorno della sua Ordinazione, alle quali si è riferito nel suo saluto alla fine della messa, definendole «il mio programma». Nel suo breve intervento, il nuovo parroco ha esordito ricordando «la persona che ha speso tutta la sua vita al servizio della comunità parrocchiale di San Camillo de Lellis. Desidero che tutti esprimiamo la nostra riconoscenza a padre Roberto». E ha concluso: «Non ho mai fatto il parroco. Nessuno mi ha insegnato a farlo. Quindi, per favore, aiutatemi».

Dopo la benedizione finale, sulle note di “Alleluia: lode cosmica” eseguita dal coro Lellianum, la chiesa si è lentamente svuotata. Buona parte dei presenti si sono trasferiti nella vicina sala parrocchiale per un aperitivo di benvenuto. Un momento conviviale, che ha dato un segno, positivo e tangibile, di quella vitalità della nostra comunità della quale il Vescovo aveva poco prima parlato nella sua omelia.

Madina Fabretto

 

                                              

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INTERVISTA AL NUOVO PARROCO, PADRE DONATO CAUZZO

Con quali sentimenti ha accolto la proposta di diventare parroco della nostra parrocchia?

Ho lavorato negli ultimi dodici anni nella Curia romana in Vaticano, a servizio di Papa Francesco e specificamente nel Dicastero per la vita consacrata. È stato per me un tempo impegnativo e a tratti faticoso, ma estremamente arricchente. Ovviamente questo lavoro “di ufficio” non mi ha impedito di avere contatti ogni giorno con moltissime persone, di tutte le parti del mondo. Ma in particolare negli ultimi tre anni ho vissuto un’esperienza forte. Mi è stato chiesto di accompagnare una persona malata di SLA, relativamente giovane. L’evoluzione della malattia è stata eccezionalmente rapida, solo un anno e mezzo dalla diagnosi alla morte. Il coinvolgimento nella sua avventura umana e spirituale è stato intenso, nel rapporto con lei e con le persone a lei vicine. Ciò ha riacceso in me la “fiamma” del carisma camilliano di assistenza ai malati, che durante gli anni in Vaticano non ho avuto modo di esercitare spesso. Dopo la sua morte, è iniziato per me un tempo di discernimento. Mi sono chiesto se non fosse meglio lasciare il lavoro nella Curia e tornare a svolgere il mio ministero di sacerdote camilliano nella pastorale attiva, a più diretto contatto con la gente. Così ho chiesto ai miei superiori cosa pensavano di questo cambio. La loro pronta accoglienza di questo mio desiderio, e l’incoraggiamento dello stesso Papa Francesco mi hanno confermato in questa decisione.

È stato dunque facile per me predispormi a questo passaggio, pur nell’incertezza della nuova tappa di vita che mi attendeva.

Con i superiori abbiamo così concordato il mio trasferimento alla parrocchia San Camillo. Fra i tanti sentimenti che hanno accompagnato questo “passaggio”, posso riferirne almeno due: curiosità e sospensione, che in parte sono ancora presenti in me.

La curiosità: dicono che il mettersi alla prova, esplorare mondi diversi, accettare nuove sfide, rallenti l’invecchiamento. Allora ci provo: vediamo un po’ se funziona e come andrà a finire!

Ma insieme anche un sentimento di sospensione: sarò in grado – mi sono chiesto – alla mia non più verde età di lasciare un mondo ben conosciuto e iniziare un ministero nuovo, in un ambiente nuovo, con persone nuove? Ho fatto tante cose nella vita, ma mai il parroco e nessuno me l’ha insegnato. Va bene, chiederò aiuto…

Che impressione ha avuto della nostra comunità nei suoi primi giorni di permanenza? Che cosa ha trovato di "camilliano"?

Sono arrivato solo da poche settimane e mi sento ancora disorientato, ma già ho avuto l’opportunità di “assaggiare” la vita della parrocchia. L’accompagnamento di p. Roberto, il contatto con i membri del Consiglio pastorale e con tante altre collaboratrici e collaboratori mi stanno piano piano introducendo in questo nuovo mondo. La comunità di San Camillo mi si sta presentando come un organismo ben vivo, dinamico, con un mosaico multicolore di tante attività rivolte a tutte le fasce di età e in ambiti diversi: la carità, la formazione, la liturgia, la stampa…

 

Sicuramente la nota “camilliana” della parrocchia viene assicurata dall’attenzione ai poveri e specialmente dall’accoglienza dei familiari di malati e di malati stessi, ben organizzata e con una esperienza pluridecennale. Il decisivo supporto di tanti volontari è ammirevole.

Comincio a intravvedere anche aree di fragilità, come in ogni organismo, suscettibili di attenzione e di crescita.

Lei conosce già la realtà padovana, poi ha trascorso molto tempo in altre città e all’estero. Che immagine ha portato con sé di questa città? E come l'ha ritrovata?

No, pur essendo nato non lontano, non conosco quasi nulla di Padova, avendo trascorso la gran parte della mia vita fuori dal Veneto. Unici punti di riferimento sicuro finora erano la stazione dei treni, crocevia obbligato per me per raggiungere il paese dove sono nato, Ca’ Onorai di Cittadella, e i caselli dell’autostrada. Tanto che, in questi giorni, ogni volta che esco di casa per raggiungere qualche luogo della città, in scooter o in bicicletta, continuo a sbagliare strada! Ma mi do il tempo necessario per orientarmi: l’essere umano ha sempre mostrato grande capacità di adattamento.

Posso sintetizzare così le mie prime impressioni sulla città: ben organizzata urbanisticamente, un po’ frenetica, come si addice a una città del mitico nord-est, con tante bellezze artistiche che mi riprometto di scoprire, e… una ragnatela fitta e sorprendente di piste ciclabili. Ah, e poi i meravigliosi colli, dove ho già accompagnato la mia bicicletta per una prima esplorazione!

 

Giovani, anziani, associazioni, volontari... Come pensa di impostare il dialogo con le diverse anime della nostra comunità?

Credo che la mia prima attitudine nei confronti della pluralità di soggetti e iniziative della comunità parrocchiale debba essere quella dell’ascolto: per conoscere le persone, per capire ritmi e programmi delle diverse iniziative e attività, per accogliere le proposte, le domande di aiuto…

Inoltre, mi pare utile farmi conoscere. Per quasi mezzo secolo la comunità parrocchiale ha avuto come guida p. Roberto. Ora è arrivato uno “da fuori”, sconosciuto… Sì, con tanti ci incontriamo nelle celebrazioni in chiesa, ma solo una minoranza degli abitanti del territorio parrocchiale la frequenta. Un’amica mi ha già dato un buon suggerimento: organizzare degli incontri di conoscenza reciproca, senza tema, dove chiunque possa venire per conoscerci, chiedere, raccontarsi, fare proposte, criticare… Capiremo come e quando, ma vorrei cominciare il prima possibile.

Infine, mi pare decisivo “lasciar fare” a chi ha idee e disponibilità, non dirigendo ma accompagnando e sostenendo. Da ragazzo ho visto greggi di pecore attraversare il mio paese, e anche attorno a Roma è possibile ancor oggi incontrarne: il pastore quasi sempre è dietro, a volte a fianco, raramente davanti.

 Ha già qualche progetto in mente per affrontare i prossimi mesi?

Certo! Ma è troppo presto per… svelarli!

(domande a cura della redazione)

 

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