RISORTO, CON LE PIAGHE

Celebriamo di nuovo Pasqua. Come ogni anno da quell’alba che segnò per sempre la storia dell’umanità e la nascita della nostra fede, e dunque la storia personale di ciascuno di noi. Ma quest’anno si percepisce che è una Pasqua diversa da quelle degli anni passati. Siamo da poco usciti dalla drammatica fase acuta del Covid, tre anni in cui abbiamo sofferto e che certo ci hanno cambiato.

Dopo tanta chiusura e isolamento, dopo il tempo del distanziamento fisico e relazionale, torna il desiderio di vicinanza, di uscire, di incontrarsi, di ristabilire rapporti troppo a lungo diradati. Zoom e i media hanno surrogato in tanti modi l’impossibilità di stare insieme, ma ora torna la voglia della presenza, di tornare dal virtuale al reale. Anche nella vita della parrocchia, si percepisce questa brezza di “risurrezione” che ci avvolge. Qualche attività interrotta negli ultimi anni è stata ripresa, la frequenza alle celebrazioni comunitarie sta aumentando, nascono idee e proposte nuove, torna la voglia di mettersi in gioco…

Dai resoconti dei Vangeli, sappiamo che Gesù è risorto con un corpo nuovo, trasfigurato, non più legato ai limiti di spazio e tempo del corpo mortale che aveva prima. Alla sera di quel mattino di Pasqua, entra a porte chiuse nel luogo dove erano riuniti gli Undici, a Gerusalemme, e alla stessa ora appare ai due discepoli in cammino verso Emmaus e si ferma con loro fino alla cena. Dopo la risurrezione, è un corpo nuovo, glorioso, trasfigurato. Eppure, è allo stesso tempo un corpo “di carne e ossa”, che si fa toccare, come dice lui stesso agli apostoli chiedendo loro qualcosa da mangiare (cf. Lc 24, 39ss.) Soprattutto, mi colpisce tanto un fatto: che il Risorto mostri ancora le piaghe della crocifissione: “Tommaso, metti qui il tuo dito…”. Tutta l’iconografia sacra ha perpetuato quest’immagine: il Risorto è rappresentato con le piaghe alle mani, ai piedi e al costato.

 

 La Pasqua è vera se c’è stato prima un venerdì santo. In Gesù , la vita nuova della risurrezione è conseguenza ed esito finale della passione e morte patite per amore nostro. A volte noi scavalchiamo troppo frettolosamente il dramma crudo del calvario, di quello di Gesù e dei nostri: del calvario di chi è logorato da malattie, sfinito da prove di ogni tipo, dalle tragedie e dai lutti della vita, schiacciato dalle tante croci che pesano su spalle già cariche e stanche. Una volta una donna malata di cancro, incontrata in ospedale, mi ha detto: “L’agonia di Gesù in croce è durata solo tre ore. Io sono in agonia da molto più tempo! E con me la mia famiglia”.

La tragedia del Covid sta quasi per essere definitivamente superata. Eppure ne portiamo ancora su di noi i segni delle ferite. Sì, abbiamo bisogno di dimenticare e guardare avanti. Non si può restare sempre sul Golgota, occorre arrivare al giardino sottostante. Se il pane rimane a lungo nel forno, diventa carbone. Ma per avere pane fragrante e profumato occorre il tempo necessario della cottura. La nostra speranza, come uomini e donne e come credenti, si nutre della memoria, delle lezioni della storia e della vita. In ognuna e ognuno di noi i tre anni trascorsi hanno inciso ferite e ne portiamo ancora le cicatrici. Non è bene cancellarle, ci aiutano a ricordare l’esperienza vissuta e a trarne monito e insegnamento.

Quanto abbiamo patito di distanziamento anche relazionale, di paura dei contatti ravvicinati, dell’impossibilità degli abbracci donati e ricevuti, dei giochi con gli amici e delle passeggiate nella natura, ci aiuti ad apprezzare e a dare ancor più valore a tutto questo, soprattutto alla preziosità delle relazioni. La chiusura delle chiese e la negazione dei funerali per i nostri morti ci hanno ferito profondamente. Che anche questo ci serva per tornare a vivere in comunità la nostra fede, vincendo la tentazione della chiusura intimistica, per sostenerci vicendevolmente e godere della gioia di celebrare insieme con il Signore presente fra noi.

A tutte e tutti: buona risurrezione! Buona Risurrezione!

padre Donato

 

 

San Tommaso tocca la piaga del costato di Cristo

 (dettaglio da un'opera di Caravaggio)

 

 

 

torna all'indice - Vita Nostra dicembre 2022 - anno 17 numero 2