IL NATALE CRISTIANO
LA CAREZZA DI DIO ALL’UOMO

  Da più di un anno  presso la parrocchia di Terranegra è aperto un "Centro di ascolto", che si aggiunge ai due già esistenti nel nostro vicariato: è un servizio della Caritas diocesana, gestito da volontari, per rispondere all' "Emergenza Immigrazione".

Immigrati: un altro volto della fragilità, accanto a quello dei malati e dei loro familiari ospitati nelle nostre "Case d'accoglienza". "Abbiamo chiesto braccia, sono arrivate persone ",  ha detto qualcuno; e come persone vanno trattate, nel rispetto della diversità della loro etnia, cultura o religione. Di fronte a chi giunge da lontano, a chi ha abbandonato famiglia e amici per sfuggire alla fame, alla violenza e talvolta alla guerra, noi dobbiamo imparare a passare dal sospetto alla disponibilità, dalla diffidenza all'accoglienza.

Al "Centro d'ascolto" vengono soprattutto donne, spesso provenienti da Paesi dell’ Est, ma anche da altri continenti; penso che la donna, proprio per la sua grande capacità di amare e di soffrire, trovi il coraggio di staccarsi dai propri cari, spesso da bambini ancora piccoli, per affrontare le incognite dove tutto è estraneo, dalla lingua alle strade, alle persone, nella speranza di costruire un futuro più sicuro. Alcune hanno titoli di studio elevati, conoscono più lingue, tutte hanno il volto segnato dalla sofferenza, ma anche dalla tenace volontà di affrontare un' esperienza nuova, capace di trasformare la vita. Vengono a cercare lavoro, ma anche a raccontare la loro storia, per ricevere comprensione, simpatia, solidarietà.

Noi ci mettiamo in ascolto, nel rispetto della loro debolezza piena di dignità, per condividere le loro ansie e le loro speranze. Nasce così il dialogo: nel confronto delle diverse identità e nello scambio delle diverse esperienze scopriamo che l'arricchimento è reciproco. Infatti le loro storie sono una sfida al nostro benessere e ai nostri ritmi frenetici e un invito a cercare uno stile di vita più sobrio e solidale. E avviene anche uno scambio di ruoli: nella nostra società le donne escono di casa per esercitare la loro professione negli uffici, nelle scuole, negli ospedali, mentre altre donne venute da lontano le sostituiscono in casa nella cura dei bambini o nell'assistenza agli anziani, verso cui hanno una particolare disposizione. A noi, che viviamo nel benessere e nella sicurezza, è chiesto di riflettere, rileggere la storia e conoscere la situazione attuale. Per capire la precarietà e l'insicurezza degli stranieri presenti in città, occorre ricordare che anche gli italiani per cento anni (dal 1870 in poi) abbandonarono la famiglia e il paese e attraversarono l'oceano per sopravvivere, portando il peso di secoli di fame, di ignoranza e di pregiudizi.

 E occorre anche prendere atto che la “geografia religiosa” delle nostre città sta  cambiando. La maggioranza degli immigrati è di fede cristiana ortodossa: con loro possiamo confrontarci sui tanti valori comuni - dalla Parola di Dio ai Sacramenti - e arricchirci insieme della varietà delle tradizioni.Anche con i musulmani possiamo stabilire un dialogo, consapevoli delle forti differenze, che sono in parte teologiche e in parte culturali.  Cerchiamo di superare riserve e pregiudizi, dovuti a dolorose esperienze, e di condividere i problemi della vita di ogni giorno per collaborare allo sviluppo delle persone.

Per tutto questo è urgente cambiare mentalità, andare contro corrente in un contesto sociale in cui prevalgono l'emotività, la paura e l'intolleranza. Mettiamoci allora in ascolto delle Scritture.

Nel  Primo Testamento, leggiamo: " Amate il forestiero, perché anche voi siete stati stranieri nel paese d'Egitto ";  vicenda paradigmatica dell’accoglienza è Abramo alle querce di Mamre: accoglie i tre stranieri e offre loro quanto di meglio c’è nel deserto, ombra e acqua.

Il Vangelo ci annuncia che Gesù nel giorno del giudizio dirà: "Ero straniero e mi avete  accolto ";   e con San Paolo, anche noi diciamo:

"Né stranieri, né ospiti, ma concittadini e  familiari di Dio";  icona del dialogo è l’incontro presso il pozzo di Gesù  e la Samaritana, persona per lui ”straniera” perché donna peccatrice in una società maschilista e appartenente ad un popolo considerato eretico. Queste diversità avrebbero potuto portare ad uno scontro, ma  Gesù   sceglie un’altra strada: il dialogo che supera le differenze e diventa annuncio di salvezza.

Anche a noi oggi è chiesto  di convertirci alla luce della Parola di Dio e nella lettura delle nuove situazioni.  I  “centri di  ascolto” possono diventare occasioni perché le nostre comunità parrocchiali vengano educate a raccogliere la sfida di una “società a colori”, a passare dalla diffidenza all’accoglienza per sviluppare un’autentica integrazione.  E’ un segno dei tempi. Ce lo dicono le parole profetiche di  Giovanni Paolo II:

"Nella Chiesa nessuno

è straniero ".

 

Luisa  Malesani

 

 

 

Il tempio dell’Internato Ignoto, presso cui ha sede il centro di ascolto vicariale

I tre stranieri che Abramo e Sara accolgono alle querce di Mamre si rivelano essere tre angeli: è il soggetto a cui si ispira l’icona  tradizionale della Santissima Trinità

Madonna con Bambino, icona stile bizantino

(scuola Cretese – Teofanis)

 

 

Il centro di ascolto a cui partecipa

anche la parrocchia di S. Camillo

è aperto tutti i giovedì dalle 9.30 alle 12, 

presso il patronato della chiesa

dell’Internato Ignoto,  a Terranegra.

 

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