Il patrimonio dei ricordi
“ANTONIO FRANCESCHINI per tutti noi “Toni”...

… atleta e poi dirigente sportivo di valore ha sempre saputo dare esempio di rettitudine e lealtà verso le regole e gli altri; animato dalla profonda convinzione che questi valori trasmessi ai giovani possono far crescere atleti forti e completi. Amante della montagna e di tutte le cose belle del creato è stato anche un valido dirigente del mondo scout, dando a tutti questi aspetti della sua vita, come al lavoro e alla famiglia, il meglio della sua grande umanità."

Queste sono le parole scritte sul biglietto d’invito fatto dal Comune di Padova per l’intitolazione dell’Impianto Comunale di Atletica  Leggera e Calcio di Voltabarozzo il 25 maggio 2003.

Credo che in queste poche parole siano stati riassunti molti aspetti che hanno contraddistinto il carattere del papà, anche se tanti altri li ho potuti conoscere solo dopo la sua morte, grazie alle testimonianze e ricordi di persone che l’hanno conosciuto in ambienti e per motivazioni diverse.

Fondamentale nella vita del papà è stata la passione sportiva. Atleta, negli anni trenta, riesce ad ottenere ottimi risultati gareggiando nella specialità dei 400 metri piani e ad ostacoli, arrivando a farsi valere in campo nazionale ed europeo. Con l’arrivo della guerra e la partenza per il fronte, la sua carriera di atleta viene irrimediabilmente danneggiata.

 

 

Ma la passione per lo sport, non perde di vigore. Nel dopoguerra con pochi e appassionati amici, caparbiamente e con forza d’animo, si dà da fare  per salvaguardare le strutture sportive padovane, affinché ancora tanti giovani possano crescere nello sport e nell’amicizia. Durante questo periodo il suo impegno non è solo per le strutture sportive, ma anche per quelle che ospiteranno negli anni a venire i vari gruppi dell’associazionismo cattolico: infatti nel primissimo dopoguerra, con un gruppetto di giovani dell’Azione Cattolica a suon di picconate e badilate si dà da fare per  “tirar su” la casa degli esercizi spirituali di Villa Immacolata.

 Il papà non era uomo di tante parole e nemmeno di tante lodi, bastava una sola sua occhiata o una breve affermazione per farci correre dritti, per cui quando ho letto la testimonianza di uno scout di cui il papà era Capo Gruppo ci ho creduto senza alcuna esitazione perché lui era proprio così : "Campo di Caoria, anno 1957, il Capo Gruppo Toni è in visita al campo: durante la Santa Messa Capi e ragazzi non sono stati troppo entusiasti nel pregare e cantare a voce alta.

Alla fine, il Capo Gruppo non permette di rompere le file, ma fa portare in mezzo al quadrato la pentola del latte ed annuncia “serafico” che dobbiamo guadagnarci la colazione partecipando sul serio alla Messa e cantando come si deve. Vi giuro che le preghiere arrivarono veramente al cielo!!!”

Penso che la caratteristica principale del papà fosse proprio la coerenza che viveva principalmente, non avendo paura di esprimere le proprie idee e di manifestarle con gli atti, senza nascondersi per paura di non essere compreso o considerato.

Una delle passioni più forti del papà era la montagna, che aveva frequentato, prima come Alpino durante la guerra, poi negli anni dello scoutismo ed infine come socio del C.A.I (Club Alpino Italiano). Amava la montagna quasi come fosse una madre, e di lei conosceva vie, ferrate, escursioni, ma anche il nome dei fiori e delle piante, per cui fare un’uscita con lui non era solo una bella scarpinata ma anche un momento culturale per conoscere i nomi delle montagne, la loro storia, e non era possibile restare insensibile a questo suo “amore” per tutto quello che lo circondava. Questa sua passione poi la sapeva trasmettere con il disegno. Fin da piccola ricordo che il papà durante le vacanze portava sempre un album su cui disegnava i posti in cui si trovava. Dopo la sua morte ho trovato i  disegni eseguiti da giovane, durante viaggi fatti in Italia o in Europa, e da questi disegni ho potuto notare uno sguardo attento ai particolari, ma anche il godimento nel poter vedere cose belle e con il disegno poterle trasformare in una parte della propria vita.

Questa sua capacità nel disegno naturalmente ha trovato il modo di metterla al servizio degli altri, molti della parrocchia che l’hanno conosciuto ricorderanno i cartelloni che lui preparava per la catechesi in chiesa, e anche molti dei suoi bozzetti hanno trovato realizzazione nelle medaglie o nei gagliardetti che sono serviti per le premiazioni sportive.

Il papà non era mai fermo, se non era al Centro Sportivo era ad una riunione del Masci (Movimento Adulti Scout), o alle prove del coro in parrocchia o a fare panini per la Mensa della Caritas Diocesana.

Tanti pensavano che non fosse nemmeno sposato … altri l’hanno criticato perché avrebbe potuto stare di  più a casa  con la sua famiglia … Io penso però, che se fosse stato più a casa non sarebbe stato quello che è stato, e probabilmente non mi avrebbe trasmesso e lasciato in eredità  tanto di suo, del suo modo di pensare e del suo modo di essere, e quando la mamma mi dice “Te sì proprio come to’ papà …” io di questa cosa vado fiera!

 

Donata Franceschini 

Toni Franceschini (1922 - 1997) in cima al Pelmo, il 18 luglio 1992

torna all'indice - Vita Nostra marzo 2008 - anno 3 numero 1